Perché io non sogno i morti?
Perché?
Ascolto i racconti di mie sorelle e me lo domando da giorni: perché non sogno nonna e zia?
Perché mi ostino a non elaborare il lutto nel mondo onirico?
O perché - per chi ci crede - loro non vengono a trovarmi nel regno dove tutto è possibile?
Sono domande stupide, vuote, lo so.
Una fila di barattoli bucherellati da prendere a colpi con un bastone di legno. Producono un vago clangore metallico. Un ding che risuona ironico e provocatorio nel silenzio della testa.
Mi sento in colpa. Perché non succede; perché non ci riesco, perché, forse, non ho memoria.
Una mia collega ricorda tutti i sogni nei minimi particolari. Io no. Io non ci riesco mai. A me resta solo una sensazione, un sapore, una vaga idea o un'immagine confusa di luoghi e situazioni.
Mi fa male pensare di non avere più tempo per riparare tutte le cose che non funzionano e che ancora oggi continuano a non funzionare.
Penso alla morte e la vedo bella sorridente intorno a me.
Chiede molto, pretende sacrifici importanti.
Vorrei credere per immaginarmi un "dopo" splendente e luminoso.
Vorrei credere, ma proprio non ci riesco.
Mi vedo vagare come uno zombie senza meta e maledico tutto quello che non ho avuto il coraggio di accogliere tra le mie braccia.
Codardo e ottuso.
Ho pregato - sì, l'ho fatto - per ricevere un messaggio che mi aiutasse a vivere. Se c'è un dopo devi tornare. Devi. Solo per un attimo. Solo per un lampo brevissimo.
Non è mai tornato nessuno.
Nessuno.
Neppure nei sogni.
Mai.
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