sabato 12 marzo 2016

LA BANALITÀ DEL MALE

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"Tutto è cominciato una settimana fa, con l'incontro con un ragazzo all'uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all'indomani insieme ad altri amici. Con Carlo così, vengono Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po', poi si decide di fare qualcosa all'indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L'appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni, Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l'amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare. La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l'amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: "Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari". Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l'inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un'altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all'improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po', e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: "Questa non vuole proprio morire", e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l'ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c'era ancora, ma quando l'hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: "Guarda come dormono bene queste due!"

Queste sono le parole di Donatella Colasanti, scampata al massacro del Circeo. La sua amica, Rosaria Lopez, non ebbe la stessa fortuna. Fu ritrovata cadavere nel portabagagli di una Fiat 127. 



Ho ripensato a questo terribile fatto di cronaca (ma negli anni se ne sono ripetuti tantissimi) quando ho letto frasi farneticanti di molti commentatori (politici, opinionisti del "so-tutto-io", gente comune) pubblicate sui giornali online e su Facebook, sul caso agghiacciante della morte di Luca Varani nell'appartamento di Manuel Foffo. Si è arrivati a evocare la pena di morte e usare questo episodio al limite della comprensione umana (vedi il caso Circeo) per colpevolizzare il mondo gay, accusato di abominio per uso di droga, sesso sfrenato e violenza su un povero ragazzo attratto lì con l'inganno. Ovviamente, gli sciacalli, usano sempre questi fatti di cronaca per strumentalizzare l'opinione pubblica, per parlare alla pancia (anzi, all'intestino) della gente, e così facendo inquinano il dibattito sulle unioni civili e le adozioni, con sparate meschine e fuorvianti. 
Gli uomini (nel senso ampio del termine) hanno sempre ucciso nei modi più crudeli e barbari. Una storia antichissima. E gli assassini sono assassini a prescindere dai loro gusti sessuali. I violentatori-assassini del Circeo erano giovani ragazzi eterosessuali della Roma Bene. Perché lo hanno fatto? Perché hanno massacrato di botte due povere ragazze del quartiere popolare della Montagnola? Impossibile capire cosa spinga la mente umana a pensare e compiere gesti così estremi e brutali. Pensiamo a Erika e Omar? Due adolescenti come tanti altri che un giorno decidono di massacrare la famiglia di lei a colpi di coltello. Il padre, alla fine, si salvò. A perire sotto la furia dei due giovani furono la madre di Erika e il fratellino di 12 anni. Una vera e propria mattanza che sconvolse gli inquirenti arrivati sul posto. La banalità del male, direi. Perché spesso, indagando e scandagliando le motivazioni profonde che hanno portato al delitto, si scopre che queste motivazioni sono tutt'altro che profonde, ma banali, superficiali, e ancora più inquietanti per questo motivo. 
Io chiederei alla giustizia italiana di punire con sentenze più dure chi si macchia di delitti così atroci. Vi ricordate la storia di uno degli assassini del Circeo? 
Angelo Izzo, nel 2004, approfittando della semi-libertà, uccise altre due donne (madre e figlia) legandole e strangolandole. La ragazzina aveva solo 14 anni. 
Ora il Foffo identifica la scintilla del massacro con il suo odio viscerale per il padre (quel padre che lo ha difeso a spada tratta nei salotti televisivi) e quindi, la morte di Luca Varani, sarebbe un assurdo sfogo per interposta persona. 
Io non so se sia vero. Il "dopo" è sempre caratterizzato da cambi di versione, ricostruzioni differenti, scambi di accuse e responsabilità. 
Io vorrei solo vivere in un Paese dove gli assassini vengono giudicati per quello che hanno fatto, senza nessuna criminalizzazione dei loro gusti sessuali. Perché amare o desiderare persone del proprio o dell'altro sesso, nella stragrande maggioranza dei casi, porta solo amore e gioia, non morte e violenza.
Mi pare, tra l'altro, una cosa così ovvia, che non sarebbe neanche il caso di precisarla in un post. Solo un'idiota potrebbe sostenere che tutti gli eterosessuali sono pericolosi perché un branco di ragazzi violentò, torturò e uccise delle ragazzine inermi. Lo stesso ragionamento vale per il caso di Luca Varani. I due assassini sono due assassini. Punto. E vanno puniti per quello che hanno fatto. Si indaghi pure sulle loro abitudini di vita che non si possono però in nessun modo allargare a un'intera categoria umana. 
Anche la dichiarazione di Rita Dalla Chiesa, condivisa da moltissime persone (anche miei amici e conoscenti) non riesco a condividerla. Sono contrario alla pena di morte sempre e comunque. Troppo comodo usarla o tirarla fuori a intermittenza quando veniamo toccati da una storia o un accadimento particolare. Pretendo una giustizia più giusta, questo sì, ma la pena di morte non ha mai, e ripeto, mai, impedito al male di manifestarsi e agli uomini di sbagliare. 
Insegnare il rispetto per le differenze, credo che sia una via giusta per migliorare il nostro mondo. Insegnarlo nelle scuole, scioglierlo nel latte del biberon insieme ai biscotti con cui alimentiamo i nostri figli, farlo uscire dalle tette morbide delle madri. Fare in modo che sia parte integrante delle cellule che creano e determinano i nostri figli. DNA trasmesso da padre in figlio. Da maestro ad alunno. Da uomo a uomo. 
La cultura, la condivisione, il rispetto, l'empatia... tutto questo può davvero guarire il mondo dalla banalità del male.

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