martedì 20 gennaio 2015

IL SENSO SMARRITO E RITROVATO


L'ultima lezione in carcere ha stimolato delle strane emozioni e dei nuovi pensieri sull'utilità di quello che facciamo in quell'aula. 
Un alunno ha scritto una storia che trae inevitabilmente molti spunti dalle sue vicende personali. Lui si ostina a dire che è tutto frutto della fantasia, ma quando difende le sue scelte narrative si capisce che stiamo toccando un nervo scoperto: la vita. La sua vita. 
Dopo aver letto il testo abbiamo cercato di fargli capire cosa non andava bene e cosa si poteva salvare. La tecnica del monologo non è semplice da gestire senza annoiare il lettore e richiede una certa abilità e una notevole esperienza. 
L'aspetto più "fastidioso" della storia era la tendenza a giustificare certe scelte criminali con il "sistema", la "società", il "malessere", la "povertà".
L'osservazione non è stata accettata e l'alunno ha reagito con molta veemenza, urlando quello che pensava. La reazione mi ha sorpreso e anche un po' spiazzato. 
Il collega ha mantenuto la calma e non ha mollato la presa, cercando sempre il confronto basandosi su quello che era stato scritto e sulla coerenza della storia (spesso incoerente). 
Io, nel mio piccolo, ho cercato di far capire a tutti i presenti che si impara di più dai "no" che dai "si". Ho spiegato che nel mondo di fuori le cose non sono mica più semplici. Non basta far leggere le tue cose agli amici e ai parenti, devi cercare l'opinione di persone competenti che non ti devono per forza lisciare il pelo o compiacerti... e allora eccome se arrivano le stroncature e i dolori di testa. 
L'umiltà e la perseveranza aiutano moltissimo se si vuole davvero imparare a scrivere. In realtà non si finisce mai di imparare. Il confronto con i propri limiti è continuo e non ci si può mai considerare "arrivati", perché quello che si è scritto si poteva scrivere sicuramente molto meglio. 
Leggere. Rubare idee e soluzioni narrative dai grandi. Leggere, leggere e ancora leggere. Leggere in modo attivo, prendendo appunti, segnando frasi e parole, provando a ripetere un passaggio o un trucchetto in un proprio racconto. 
Lo smarrimento rabbioso dell'alunno mi ha lasciato perplesso. La resistenza al confronto. La rigidità di pensiero. Sicuramente trattare temi e situazioni che fanno parte del suo mondo lo rende più suscettibile, ma bisogna imparare a gestire le emozioni e soprattutto le critiche. 

Loro vivono in un mondo altro e per noi è difficile comprendere moltissimi limiti di questa situazione. Penso a Massimiliano che mi dice che sta impazzendo perché tutti ripetono sempre le stesse cose in un loop mentale angosciante. Lui si estranea scrivendo e leggendo, ma quando cerchi il confronto umano è complesso trovare nuove forze e nuove energie in un luogo di pena dove tutti vivono di ricordi, amori lontani, storie impossibili. Si vive nel mito di se stessi, di quello che si era o, ancora peggio, di quello che si poteva essere. 

Penso a Daniele che dopo la morte della madre non viene più a lezione. Si è chiuso in un suo mondo dove c'è solo la palestra - per scaricare la rabbia - e i videogiochi. Molti detenuti sono fissati con i videogiochi. Si perdono in quella realtà immaginaria e giocano per ore e ore per superare un livello, per vincere un trofeo, un tesoro, un premio che nella realtà gli è negato. 
Hanno la fortuna di trovarsi in un carcere illuminato dove puoi studiare e seguire moltissimi corsi - scrittura, teatro, poesia, pittura, falegnameria, modellismo ecc. - e sprechi il tempo della tua pena in un modo così stupido e inutile? 
Nessuno ti nega di andare in palestra e di giocare ai videogiochi, ma fai in modo di non fare solo quello, usa il tempo per migliorarti, per crescere, per imparare nuove cose, per confrontarti con te stesso e con gli altri in modo diverso. 
Per me è una piccola sconfitta la rinuncia di Daniele. Spero di rivederlo di nuovo tra i banchi molto presto, con la sua cuffia di lana e il suo sorriso sornione che mi sapeva raccontare molte cose della sua vita. Quando mi parlava di sé e cercava il contatto fisico e visivo, toccandoti e guardandoti negli occhi come un vero amico. 

Penso a Carmine, e non è il solo, che ci considera degli idealisti creduloni quando parliamo di mafia, camorra - argomenti che in realtà cerchiamo di evitare se non necessari all'interno di una storia - e cerca di illuminarci sulla vera verità di come vanno le cose. Mi ha detto che la ricostruzione carceraria della serie Gomorra non è credibile, anche se è vero che in molti carcere si sta in 8-10 persone in una cella, quello che abbiamo visto è stato pensato solo per fare spettacolo e infinocchiare lo spettatore. E Saviano poi... quello c'ha fatto i soldi parlando di queste cose e fa la bella vita alla faccia nostra. 
Tu puoi obiettare che la vita di uno scrittore minacciato di morte non è il massimo se deve vivere sempre con la scorta... e lui ti risponde... ma chi lo vuole ammazzare a quello? Ma credete ancora a queste baggianate? Chi lo minacciava è un pentito di giustizia ormai, lo volete capire? Il crimine è morto ormai. Siamo solo ruba-galline e nulla più. 
Tu ascolti le sue teorie sulla vita e il mondo e ti chiedi: sono scemo io o lui? 
Un lui che tra l'altro si sta laureando in giurisprudenza e sa tutto di leggi e cavilli meglio di un illustre avvocato del Foro. Chiedi qualsiasi cosa e lui ti risponde. Conosce casi e vicende nei minimi particolari... un archivio su ruote. Carmine gira sempre sulla sedia a rotelle per un problema ai muscoli delle gambe che non ho ben capito - quando parla si mangia le parole e tende a parlare molto veloce - ma ogni tanto si alza e va a fumarsi una sigaretta in bagno. Ovviamente anche lui sta scrivendo una storia e vorrebbe diventare scrittore. Ho letto le prime pagine e gli ho chiesto: "Ma è un incipit di un romanzo o un verbale di Polizia?" 
Lui alza lo sguardo e mi dice: "Eh, me lo dicono tutti che uso un linguaggio troppo tecnico!"

Verso le 17 - più o meno finiamo per quell'ora - iniziano ad arrivare i profumi della cucina. Gli alunni si alzano per andare a cenare nelle loro celle. Qualcuno mangia il rancio cucinato in carcere e altri preferiscono cucinarsi o integrare il pasto con qualcosa preparato da loro. 

Ecco, ogni volta ci si deve muovere tra mille contraddizioni e tanti dubbi sulla vera efficacia di certi percorsi educativi in un mondo così ricco e complesso.  

Lunedì sono uscito da quell'aula stanco e un po' sconfitto, ma mi rimane ancora la gioia di certi sguardi quando arriviamo e la forza di certe strette di mano quando ci salutiamo.
"Non lasciateci soli... vi aspettiamo lunedì prossimo!" ci dicono, mentre si ritirano verso la loro sezione. E noi sorridiamo e promettiamo che ci saremo anche la settimana dopo, con la strana sensazione che forse, essere ancora lì dopo più di un anno, ha un valore e un senso anche per noi.

lunedì 12 gennaio 2015

LA TRIBÙ DELLE PENNE PAZZE


Svegliarsi alle 6 del mattino dopo due ore di sonno per partire verso Cagliari in compagnia di un gruppo di amici scrittori e librai per partecipare all'incontro che ha riunito molti talenti letterari - c'era qualche assenza per ovvi motivi - davanti all'obiettivo di Marco Desogus per scattare una foto che nelle intenzioni dell'artista vuole fermare nel tempo la nuova generazione di scrittori sardi. 
Un'occasione unica per conoscersi, parlarsi, vedersi oltre la virtualità di Facebbok, contarsi, annusarsi e capire un po' di più di questa strana comunità che vive di parole, sogni e storie. 
Un abbraccio mai così urgente e necessario come in questi giorni di violenza e matite spezzate. L'evento è stato gemellato con un reading al Teatro Massimo di Cagliari per ricordare, a vent'anni dalla sua tragica scomparsa, lo scrittore Sergio Atzeni. 
Fino a qui c'è la cronaca asciutta di una giornata che mi sarà impossibile dimenticare.
Ora c'è il dietro le quinte.

Partire con Emiliano Longobardi, Alessandro De Roma, Gianni Tetti (in una macchina) e Aldo Addis, Marcello Fois e Paolo Mura (in un'altra), Partire dopo aver recuperato Gianni Tetti che si è perso nei vicoli di Sassari Vecchio. Io ho due ore di sonno per colpa dell'agitazione che mi ha preso il sabato notte come se l'indomani dovessi affrontare l'esame di maturità. Arrivo a Sassari trafelato e con il freddo che mi morde il culo. 
Per fortuna, divisi i viaggiatori e partiti verso Cagliari, inizio a scaldami dentro la macchina tra chiacchiere leggere e scherzose che mi permettono di conoscere meglio delle persone che sfioro sempre e solo in appuntamenti ufficiali (vedi presentazioni libri, festival, eventi culturali). Si parla anche di libri, ovvio, e di scrittori. Arriviamo a Cagliari in orario e ci rechiamo all'appuntamento per scattare la foto nel quartiere di Villanova (quartiere bellissimo che mi ricorda Buenos Aires). Appena arrivati nella location dove verrà scattata la foto dobbiamo firmare la liberatoria. Saluto gli amici che sono già arrivati (Roberto Alba, Marco Porru, Fabio Forma) e dopo aver firmato la liberatoria (mi sono sentito un po' all'esame di maturità a dire il vero... per tornare al tema dell'insonnia notturna) mi sono fiondato con la complicità di Alessandro De Roma e di Alberto Capitta a prendere un caffè nel bar più vicino (un bar fricchettone molto ma molto carino e arredato con uno stile vintage delizioso). La scusa era il caffè... ma la nostra reale intenzione era quella di visitare il cesso vintage per lasciare la nostra firma. Cose umane. Umanissime.

Torniamo sul luogo dello scatto. Si prendono le misure. Si cerca di capire come fare. Poi, Francesca Casula sale sulla scala che si erge sul cortile e inizia a fare l'appello (torna la sensazione di essere tornato a scuola) e chiama il nostro nome dobbiamo dire "presente" e spostarci sotto la scalinata per essere visionati dal fotografo. Dopo diversi minuti di "dove mi metto?", "mi si vede?", "io son troppo basso...", finalmente, grazie al fotografo, vengo posizionato sulla scalinata di destra. Ho il mio posticino vicino a Gianni Tetti e Alberto Capitta (mica cotiche!!!). 

Scattata la foto (le foto... molti scatti per cogliere l'essenza storica del momento) rompiamo le righe. Si parla ancora, si scazzia, si ride... Tu che fai? Reciterai un pezzo in teatro? Facciamo un giro? Si va a mangiare? 
Il gruppone si divide in tanti gruppini. Chi torna a casa, chi ha un impegno, chi deve guardare la partita del Cagliari, chi ha i figli che arrivano da Amsterdam... chi vuole mangiare un panino... chi dice incredulo: UN PANINO? 

Roberto Alba viene eletto a Virgilio della situazione: PORTACI A MANGIARE. Dopo un aperitivo con stuzzichino, salutiamo i paninari vegani e ci dirigiamo verso una trattoria che il Mr Alba conosce molto bene. 
Un posto delizioso strapieno di gente. Ci sediamo. Siamo in sei: io, Emiliano, Gianni, Roberto, Fabio e Paolo. Alle tre dobbiamo scappare in teatro per il reading. 
"Ce la facciamo... tranquilli!" ci dice Roberto.
Decidiamo per un giro di antipasti misti e poi per un piatto unico (i 5 scelgono un bis di primi... io una tagliata con rucola e grana). Bene. Tutto chiaro. Cosa ci vuole?
Iniziano ad arrivare gli antipasti con un tagliere enorme pieno di salumi e formaggi (davvero buoni) e del pane caldo con un filo d'olio (delirio!). Poi arriva: polpo con patate, burrida, salmone con salsa... e noi si mangia... increduli. Ancora tutto buono. Poi arrivano le ostriche. Oibò! Poi arrivano le lumache con un sugo piccante da leccarsi le dita (non le mangiavo da una vita!)... e poi ci portano una pepata di cozze... e io dopo dovrei mangiare anche la tagliata? Poi ci portano altre ostriche e il formaggio fuso. Preoccupati chiediamo pietà. La cameriera ci sorride e ci dice: gli antipasti sono finiti. E meno male diciamo noi in coro. Il tempo scorre. Gianni è l'unico che deve leggere un testo di Atzeni. Dobbiamo sbrigarci. Dopo un po' arrivano anche i primi. La tagliata latita... ma mi assicurano che è in cottura. Io sono sazio. Guardo i miei compagni che si spazzolano gli spaghetti con le vongole e con l'astice e... azz... mancano 15 minuti alle tre del pomeriggio. 
Il capitano Roberto è l'unico che conosce la strada per il teatro e così accompagna Gianni mentre noi terminiamo il pranzo. Arriva la mia tagliata: un piattone gigantesco. Io non ce la posso fare. Mi aiuta Emiliano... ma è davvero troppo. Ne mangio due pezzi e mi arrendo (io che odio lasciare le cose nel piatto). Ci portano un sorbetto. Caffè. Chiediamo il conto. Io vinco il pronostico sulla quota che ci tocca: tra i 30 e i 35 euro. Alla fine saranno 32. 

Gonfi e sazi ci dirigiamo verso il teatro. L'incubo è il parcheggio. Emiliano (con la sua guida molto sportiva) riesce a trovare un buco. Arriviamo all'inizio dello spettacolo. Raggiungo Roberto Alba. Mi siedo e mi godo lo spettacolo. Roberto ogni tanto cede alla siesta. Io allora gli rifilo una gomitata e lui parte con l'applauso. Ho apprezzato molto Marcello Fois, Savina Dolores Massa (ha una voce da brivido) e Gianni Zanata (esilarante). 

Alle 17 dobbiamo lasciare il teatro per dare spazio a un altro spettacolo. Saluti e baci e complimenti a chi ha letto con passione ed emozione un brano di Atzeni. Poi ds torna a casa. Viaggio dominato dalla stanchezza e la piacevolezza dell'ascolto. Alessandro che ci racconta di una sua fan molto calorosa e delle sue passioni segrete (che non posso svelare) e Gianni Tetti che parla con Emiliano di calcio, marcatori, canzoni tradizionali che sono coverizzate da canzoni impensabili e zilleri dove può succedere di tutto. Ma proprio di tutto. Ci fermiamo a metà strada per una pausa. Salto al cesso, Coca-Cola per digerire e cioccolati al latte per coccolarci. Il bar è invaso dai tifosi del Cagliari che tornano verso casa. 

Cosa mi rimarrà di questa giornata?
L'amicizia e la complicità di un manipolo di prodi mangiatori incalliti. 
La foto di Carol Alt in una scuola elementare che si rivela qualcos'altro.
Lo sguardo di Fabio. Figo lasciarsi andare, vero?
Le facce e i sorrisi di tante belle persone.
Il piacere di esserci. 
La carezza del sole.
Il profumo del caffè.
Le parole di Atzeni.
La voglia di scrivere.
La voglia di leggere.
La voglia di vivere. 

Buonanotte. :-)















Foto di Dietrich Steinmetz

venerdì 2 gennaio 2015

IL BOOM



Perché la disoccupazione ordinaria (Aspi) non è ancora arrivata dopo due mesi? Non era mai successo. Di solito ti saldano novembre i primi giorni di dicembre e poi il mese di dicembre ti viene saldato verso la metà del mese di gennaio. Quest'anno invece niente.
Mi ha fermato persino un venditore di rose che conosco da anni per chiedermi se avevo per caso ricevuto i soldi.
"Io andato all'Inps e loro detto a me che troppi siamo... troppi e dobbiamo aspettare. Loro neanche controllato e mandato via. Se io chiedere a Sassari loro rispondere... qui ad Alghero no... loro non rispondere e mandare via".
Ho tranquillizzato il ragazzo e gli ho spiegato che ci vuole molta pazienza: arriverà tutto quello che deve arrivare.
Ho guardato il mio conto online ieri e ancora niente. Le mie finanze traballano dopo il pagamento della rata semestrale del mutuo. Mando un sms allo chef per sapere se anche lui non ha ricevuto nulla e lui mi chiama al volo per dirmi che questa mattina si è recato nell'ufficio dell'Inps per avere notizie.
Tutto confermato. Quest'anno c'è stato un boom di domande. Quindi, se ne desume, che molti contratti a tempo indeterminato non sono più tali e molti lavoratori sono entrati nel gorgo della disoccupazione.
Pazienza... ci vuole pazienza. I pagamenti dovrebbero essere effettuati entro gennaio.
Se incontro il ragazzo delle rose lo avviso prima che perda la speranza in un mondo migliore.
"Una rosa 3 euro... due rose 5 euro... tre rose 6 euro. No roba cinese, tutta roba buona. Comprate signore... comprate che l'amore bello esiste ancora."

FINE ANNO CON BRIVIDO

Must del capodanno: 
1- la mia mano che trema per il freddo mentre verso il torbato brut nei flute. 
2 - una cliente vegetariana che è allergica all'acido citrico e mangia solo formaggio biologico. 
3 - una cliente che mi chiede la canzone di Charlie Brown che altrimenti non è abbastanza capodanno.
4 - una tavolata che esplode in un applauso tutte le volte che chiudo la porta della sala (non sono l'unico ad aver sofferto il freddo mi sa!).
5 - una cliente che fa precipitare un pannello aprendo una porta di servizio per guardare i fuochi d'artificio (secondo lei) dal tetto della terrazza chiusa.
6 - la richiesta dei clienti di fumare che intanto sono tutti d'accordo e invece non hanno chiesto all'unico tavolo dove c'è un signore che soffre di asma (sfiga cosmica!)
7 - gli occhi al "cielo", ovvero alla copertura impermeabile a strati, sperando che il cielo non piova dentro la sala.
8 - le scale mon amour... le mie gambe sono ancora emozionate.
9 - il brindisi che non ho potuto fare grazie alla mia super dose di Tachipirina che mi ha permesso di lavorare.
10 - io arruolato come fotografo ufficiale della serata per immortalare una tavolata di 13 persone (ultima cena?)
11 - il venditore di rose che fa affari d'oro perché un cliente regala rose a tutte le donne presenti nella sala.
12 - tutti che fanno battute sulla capigliatura di Caparezza.
13 - un tavolo che intona la canzone ALMENO TU NELL'UNIVERSO di Mia Martini... una roba molto allegra... quando gli faccio presente la cosa... ne cercano un'altra della Martini un po' più allegra e si arrendono dopo altre due o tre opzioni deprimenti.
14 - tornare buddista per un giorno e credere ciecamente in un mondo di pace e amore.
15 - Tornare a casa in macchina con la mia collega e parlare come Califano dopo una super sbronza.
16 - accendere il telefono e ricevere i messaggi di qualche amico disperso per lavoro o per divertimento nel mondo (immensa malinconia per chi non è qui con me... ora... che alla faccia della Tachipirina, un brindisi lo avrei fatto... a NOI che CI SIAMO ANCORA!)
17 - cenare con un po' di insalata di riso con la compagnia di Jodie Foster che viaggia nel cosmo nel film CONTACT (mi ricordo che mi emozionò moltissimo quando lo vidi al cinema e mi comprai persino il libro da cui era tratto).
18 - leggere due capitoli di A VOLTE RITORNO prima di andare a nanna.
19 - svegliarmi alle 9... fresco come una rosa marcia... accendere la tv e beccare SANDOCAT... parodia in bianco e nero di Sandokan con Franco e Ciccio (potevo sognare qualcosa di meglio?).
20 - Starnutire e tossire. 

Must del dopo-capodanno: avete presente i dolori muscolari che ti torturano dopo una prima seduta in palestra? Ecco, bene, dopo lo sforzo aerobico sulle scale del ristorante la notte del 31... ora cammino come John Wayne con le emorroidi. Un dolore pazzesco alle gambe e soprattutto ai polpacci... my God!