mercoledì 27 febbraio 2013

L'ANGELO DI AMAZON


Il mio amico Adriano mi ha voluto regalare un film tv intitolato ANGELS IN AMERICA, comprandolo dal sito di Amazon. Le musiche sono di Thomas Newman (il suo compositore preferito) e nella pellicola recitano attori del calibro di Al Pacino, Meryl Streep ed Emma Thompson. Il film racconta, in modo crudo, poetico e metaforico, la reazione della comunità gay all'avvento improvviso dell'Aids nei primi anni '80. 
Avevo già sentito parlare di questo film e la possibilità di guardare tutte le 6 ore (il dvd è diviso in due dischi) di fila... con qualche interruzione per una birretta, un salto al cesso e una visita al frigo... mi permetterà di apprezzare la complessità dell'opera senza venire infastidito da spot e previsioni del tempo. 


"Vedrai... non c'è nessun problema. Verrà un corriere a portati il pacco a casa. Ti chiamerà per mettersi d'accordo con te e deciderete insieme un punto dove incontrarvi, oppure un orario preciso per passare a casa", mi ha detto il mio amico Adriano, rispondendo a tutti i miei dubbi sull'efficienza del corriere.
"Sai, io ho sempre avuto rapporti conflittuali con i corrieri."
"Ma no, stai sereno. Andrà tutto benissimo. Ho comprato da Amazon tantissime cose e il corriere mi chiama tutte le volte e ci mettiamo d'accordo."
"Il tuo, forse... ma non il mio... qui mica siamo a Roma!".

Questa mattina, dopo aver passato due giorni chiuso in casa per colpa di un raffreddore tremendo, sono uscito a fare un po' di spesa. 
Mentre gironzolo tra gli scaffali mi squilla il cellulare. Guardo il display: un numero che non ho in rubrica. Rispondo: "Pronto'"
"Oh, mi scusi... ho sbagliato numero!" il tizio chiude la comunicazione senza darmi il tempo di replicare. 
Riprendo a fare la spesa, mi avvicino alla cassa e mentre dispongo la merce sul nastro trasportatore... il cellulare squilla ancora. 
"Pronto..." 
Sarà lo stesso tipo di prima, penso. Che palle!
"Pronto... senta, ho un pacco per lei, sono sotto casa sua e lei non c'è!"
"Eh, sì... lo so. Sono in giro per delle commissioni... mi dica?"
"Non può tornare a casa per ritirare il pacco?"
"Potrei anche... ma ci metto almeno 20 minuti."
"No, è troppo... non posso aspettare così tanto..."
"Meno di così non riesco... sono a piedi..."
"Accidenti... a piedi..."
"Allora... come facciamo?"
"Lei dov'è di preciso?"
Gli indico via e numero civico.
"Ma lei non può venire qui?"
"Non prima di venti minuti... gli ho già detto che sono a piedi."
"Ok... allora vengo io... intanto ci metto solo 5 minuti!"
Tutto questo avviene mentre passo il bancomat alla cassiera, pago, infilo la spesa nelle buste e cerco di non inciampare sulle sportine impilate davanti alla cassa. 
La cosa più divertente era la voce monocorde del corriere... mi sembrava di parlare con un depresso cronico sotto effetto di psicofarmaci.
Esco dal supermercato, mi fermo sul marciapiede e attendo l'arrivo del corriere.
Passano 10 minuti e il cellulare riprende a suonare.
E' lui.
Si è perso. Capisco dove si è fermato dopo una serie di spiegazioni sconclusionate e lo raggiungo.
Mi trovo davanti un ragazzo di 25 anni, alto e allampanato, che si guarda in giro disperato.
"Ma lei dov'era?"
"Davanti al n° 6... è andato oltre..."
Discutiamo un attimo mentre firmo e gli chiedo: "Ma perché non mi ha chiamato prima di passare a casa?"
"Io non sono tenuto a farlo... potevo lasciargli l'avviso e poi andava lei a ritirare il pacco..."
"Ma su Amazon dicono diversamente..."
"E sbagliano... anche perché le telefonate le pago io... mica Amazon!"
"Mi dispiace... allora la ringrazio per avermi portato il pacco. E' stato gentile... posso offrirgli un caffè?"
"Grazie... ma non ho tempo... devo correre a Sassari."
Ci salutiamo e lo guardo andare via con la testa bassa e il passo lesto.

Ecco... ancora una volta mi convinco che tra il mondo perfetto che ci illustrano - e promettono - nei tanti siti strafighi dove puoi comprare tutto... e la realtà reale... c'è uno scarto che noi, consumatori smaniosi, non vogliamo vedere. 
Quel giovane corriere poteva lavarsene le mani... e invece, non lo ha fatto... per gentilezza o per paura di una nota negativa nel grafico che analizza la sua efficienza lavorativa?

Si accettano scommesse. 

martedì 26 febbraio 2013

LA TRANS-NAZIONE

Io di queste elezioni non ci ho capito niente!
Parlando con amici e conoscenti mi sono confuso ancora di più le idee. 
Tra gente di sinistra delusa dal PD e da Bersani che decide di non votare (un non-voto di protesta contro la casta dei privilegi e del magna-magna... che fa rima con bunga-bunga) e altri che, da destra e da sinistra, sognano di scardinare il sistema - e mandare a casa i soliti noti - votando il profeta Grillo. 
Ho pensato a molte cose in questa lunga, estenuante campagna elettorale... e ho solo capito che sono un fesso-ingenuo-boccalone-pirla.
Mai sottovalutato il fenomeno Grillo... ma non pensavo a un risultato così clamoroso.
Mi ero illuso che gli italiani fossero stanchi del becero populismo e delle balle dello psiconano.... e invece nada... siamo ancora qui, dopo tutto quello che non HA FATTO, a fare i conti con delle facce di bronzo che non saprei come definire.
Mi ero convinto che Bersani potesse arrivare a un risultato storico... e invece... la sinistra, ancora timida e piagnona, non ha saputo cogliere il momento giusto... come tutte le volte che non HA FATTO quello che c'era da fare... per inciucci, compromessi, assurde alleanze e discutibili compromessi che hanno portato a non cambiare la legge elettorale, e ancora meno a risolvere il conflitto d'interesse dell'avversario... non riducendosi i privilegi, ma mantenendoli in vita per... un'idea di giustizia sociale molto curiosa. 
Ho votato Vendola... sperando di spostare l'asse più a sinistra possibile... la sinistra che ci possiamo permettere in Italia... e ho votato pensando che la mia protesta potesse essere quella di dire la mia... anche se dire la mia non è servito a nulla.
Avevano ragione quelli che sono rimasti a casa?
Forse.
Io sono così schifato che mi arrendo all'evidenza del voto.
Questo Paese ce lo meritiamo così com'è... siamo un popolo di pecore con il sogno di belare nel gregge più grande. 

P.S. - urge emigrare...

P.S. 2 - il titolo e la foto del post sono solo indicativi di una confusione "di stato"... e non hanno nessun intento denigratorio nei confronti di trans e transgender (almeno loro sanno chi sono e cosa vogliono!).

domenica 24 febbraio 2013

DIVIETO DI ACCESSO


Mercoledì mattina ho ricevuto una telefonata alle 9 del mattino. 
Era Nosferatu, il proprietario del ristorante dove ho lavorato nelle ultime 5 estati, e ha esordito così: 
"Devo darti una brutta notizia..."
"Oh, mio Dio! Cosa è successo?" ho risposto io, spaventato dalla possibilità che qualcuno di mia conoscenza si fosse sentito male.
"No, tranquillo... nulla di grave..."
"Ah, per un attimo ho temuto il peggio..."
"Volevo solo informarti che per te, quest'anno, non c'è posto. A lavorare in sala prendo mio figlio... non ha trovato niente in questi mesi e... insomma... metto lui al posto tuo. Ha 30 anni e qui e là... bla-bla-bla..."
Io ascoltavo e lo tranquillizzavo. 
"Va bene... ok... cercherò altro... non si preoccupi..."
E mentre dicevo queste cose pensavo al mio amico che doveva arrivare da Roma alle 13... a tutte le cose da fare, alla casa da sistemare, alla spesa da fare, alle lenzuola pulite da stendere sul letto, al bagno da pulire... e poi il funerale della mamma di un altro amico da presenziare quello stesso giorno... e poi organizzare in qualche modo quei 4 giorni di vacanza per Adriano... e così, preso dai mille impegni, non ho avuto il tempo materiale di pensare concretamente a questo piccolo terremoto. 
Be', sì... in effetti nulla di grave... aveva ragione Nosferatu; ho solo perso il lavoro che mi permetteva di campare in questo periodo di crisi assurda... ma, a parte questo, va tutto a meraviglia, direi!
Ho parlato con i colleghi... sono tutti molto dispiaciuti per questa scelta drastica e improvvisa del boss, ma io, non so perché, ci rimuginavo da mesi sull'eventualità di un forte cambiamento del mio destino prima dell'inizio della nuova stagione estiva. 
Ora devo capire cosa fare...
Sicuramente bloccherò il mutuo della casa per un anno.
Forse emigrerò.
Forse, in un altrove ancora indefinito, sarò più felice e fortunato di come mi sento adesso... in questo limbo grigiastro.
Forse scriverò ancora... forse qualcuno di pubblicherà... forse resterò sempre il solito pirla senza gloria.
Ho pensato tanto in queste ultime notti... nel buio della stanza... cercando di non disturbare il mio ospite... ho pensato a miliardi di cose... e ho paura. 
Una paura fottuta di non farcela...

Quello che non ti ammazza... ti fortifica.
Mi auguro BUONA FORTUNA da solo... ne ho bisogno.

P.S. - grazie ai sorrisi di Adriano... mi hai fatto ridere tantissimo in questi giorni... ne avevo un bisogno quasi fisico. E grazie a te che sai starmi vicino... discretamente. 

lunedì 18 febbraio 2013

IL RUMORE DEI TUOI PASSI - VALENTINA D'URBANO


Si può essere giovani, belle e talentuose senza risultare antipatiche? 
Si può partecipare a un torneo letterario con un romanzo scritto in poco più di un mese e vincerlo a testa bassa, sbaragliando centinaia di concorrenti?
Si può disegnare divinamente e creare con le proprie illustrazioni un mondo fantastico, capace di far sognare i bambini?
Sì, si può se ti chiami Valentina D'Urbano, hai 28 anni e hai chiaro in mente quello che vuoi fare nella vita... e lo fai usando l'arma dell'ironia e della modestia.
Ho letto IL RUMORE DEI TUOI PASSI nella sua prima versione, quella del torneo,  non ancora editata, e ho capito subito di trovarmi tra le mani un testo che pulsava vita, energia... con una forza rara. 
La storia racconta l'amicizia tra un ragazzo, Alfredo, e una ragazza, Beatrice. 
Li chiamano I Gemelli, perché si rassomigliano in modo impressionante - camminano, pensano, vivono l'esperienza della vita in una borgata chiamata La Fortezza, come in simbiosi. Bea è una ragazza coraggiosa, testarda, caparbia, e cerca di difendere il suo Alfredo dal male - la droga - con tutte le sue forze; ma la lotta contro il male non è facile da vincere quando stai rannicchiato nell'ultimo gradino della scala sociale, e nessuno ti vede e ti considera. Sei solo un'incrostazione in un lavandino otturato... una striscia di sporcizia da lavare via senza rimorsi. 
Bea lotta come una leonessa, perché il richiamo dell'infanzia è forte, perché la condivisione di rituali, luoghi e segreti la fa sentire a casa, perché il seme di un amore potente e fragile inizia a sbocciare nel suo cuore confuso. 
Lo stile usato dalla D'Urbano è scarno, essenziale... non si perde in inutili contemplazioni: descrive la periferia, e la vita dei personaggi che la animano, con un tocco di compassionevole ironia.
Dopo diversi mesi dall'uscita, e dopo aver venduto 15 mila copie ed essere stato un libro venduto con successo anche all'estero... ho intervistato Valentina per conoscerla meglio e carpire qualche segreto della sua arte.


Ciao, Valentina. Com’è iniziato per te questo 2013?
Ciao Carlo! Devo dire che questo 2013 è partito alla grande, speriamo continui così.

Il 2012 ha visto la nascita del tuo primo romanzo: Il rumore dei tuoi passi. Ci puoi raccontare il tuo viaggio editoriale?
Sono arrivata alla pubblicazione grazie al torneo IoScrittore di cui sono stata finalista nel 2010 (pensa quanto tempo è che ci conosciamo!). Il rumore dei tuoi passi è uscito nel maggio 2012, quasi due anni dopo. L’attesa è stata lunga, ma alla fine qualche soddisfazione me la sono tolta! ;)

Cosa cambia nel tuo rapporto con la scrittura quando varchi la porta di una casa editrice?
Per il primo romanzo niente, visto che ormai lo hai scritto e c’è solo da sistemarlo. È tutto bello, sembra un gioco. È quando devi scrivere il secondo che arrivano le dolenti note: hai sulle spalle l’esperienza e il lavoro fatto sul primo, l’aspettativa dei lettori, e della casa editrice. Dai più importanza al meccanismo editoriale e cerchi di evitare certi errori, perché conosci tutto il lavoro che c’è dietro a un libro.

Hai fatto delle presentazioni? E cosa ne pensi? Sono utili?
Non sembrerebbe ma sono timida, non mi piace parlare di me. E poi sono di una pigrizia mortale, perciò mi costa molto alzare le terga e recarmi a una presentazione. Però sì ne ho fatte molte, e una volta iniziato finisce per piacerti. Soprattutto quando il pubblico è attento e c’è confronto, quello lo trovo molto utile. Durante le presentazioni ho scoperto cose sul mio romanzo che neanche io sapevo.

Ci puoi raccontare un episodio buffo e uno tenero capitati durante un incontro con i lettori?
Allora, quello buffo, in realtà è una figuraccia che ho fatto, che ancora mi vergogno: Poco prima di un incontro, mi si avvicina un ragazzo e mi si presenta, nome e cognome. Io gli chiedo se è venuto ad assistere alla presentazione o se è un addetto ai lavori e lui imbarazzato mi dice: “Veramente, io sono quello che presenta insieme a te…” Ammutolita, non sapevo che dire, mi sono vergognata tantissimo.
Invece, poche presentazioni dopo, una ragazza è venuta da me, e mi ha dato un pacchetto con una lettera. Dentro c’era una collana molto bella fatta da lei e nella lettera scritta a mano, c’era un messaggio bellissimo che mi ha commosso (e che tengo per me!). *_*

Il tuo romanzo racconta la vita in una borgata romana. Come ti sei documentata…o cosa ti ha ispirato per rendere al meglio le atmosfere del libro?
Diciamo che sono partita con un discreto vantaggio: io nella borgata romana ci sono nata e cresciuta, e prima di me ci sono nati e cresciuti i miei genitori. Perciò è stato più facile raccontare qualcosa che avevo vissuto in pieno. Dove abito io esistono ancora realtà simili a quelle della Fortezza e pensandoci mi rendo conto che sono stata molto fortunata ad uscirne fuori.

La droga… argomento tosto: il tuo libro riesce a essere ironico e caustico anche quando tocca temi così delicati… è stato difficile mantenere vivo un tono simile?
È il personaggio di Beatrice che mantiene quel tono per tutta la narrazione. Semplicemente perché quello è il suo carattere, il suo modo di trattare le cose. È un personaggio drammatico, ma lo è senza rendersene conto e secondo me è proprio questo che la rende reale.

I tuoi personaggi possiedono i tratti peculiari di qualche persona reale?
In realtà credevo di no, ma poi chi mi conosce bene mi ha fatto notare che tutti i personaggi possiedono qualcosa di me, in certi casi addirittura mi assomigliano molto (e non è un complimento…) Credo sia un processo del tutto naturale.

Stai scrivendo qualcosa di nuovo?
Sì, e adesso forse scriverò qualcosa di ancora più nuovo del nuovo! J

Ti piace scrivere racconti?
Mi piace, sì. Ho cominciato con i racconti e continuo a scriverne per piacere personale. Ma il mio grande amore sono i romanzi.

Generi che non riesci proprio a leggere?
Il fantasy.  Ci ho provato ma non è assolutamente nelle mie corde.

Puoi descriverci la tua giornata tipo?
Mi alzo tardi e vado a letto a notte fonda. Ho la fortuna di fare un mestiere che adoro, e oltretutto non richiede spostamenti e  non è condizionato da orari stabiliti, perciò preferisco lavorare di notte.

Scrivi pensando a un lettore-tipo o segui la tua idea senza farti influenzare?
Scrivo quello che mi piacerebbe leggere!

Scrivere è?
Passione, ma anche fatica. Il prossimo che dice che quello dello scrittore è un mestiere facile, me lo mangio.

Una cosa che speri che esista?
La giustizia divina, il karma, o la ruota che gira. Qualcosa della serie: “tutto quello che fai ti ritorna indietro”. Spero esista, anche se per ora non ne vedo in giro.

Un personaggio dei fumetti che vorresti come amico?
Rat-man di Leo Ortolani, Mr Wiggles di Neil Swaab e Il Malvagio Dottore di Daw.

Il cattivo perfetto?
Yzma, de “Le follie dell’imperatore” La adoro.

Caffè in cialda o moka?
Caffè lungo americano. 

Tre libri letti nel 2012 che consiglieresti a chi ti legge?
Il linguaggio segreto dei fiori (diffenbaugh), la luce sugli oceani (Stedman), di tutte le ricchezze (Benni)

Ridi spesso?
Rido sempre! 

Secondo te un gay o una lesbica possono essere dei buoni genitori?
Non credo che l’orientamento sessuale di una persona pregiudichi la capacità di essere un buon genitore.

Hai mai fatto una sorpresa a qualcuno?
No perché non sono una grande fan delle sorprese. Mi mettono l’ansia, mi spiazzano. Ho l’assurda pretesa di tenere tutto sotto controllo, per questo non mi piacciono granché.

Se la tua casa brucia cosa salvi?
Il computer e l’hard disk, senza di loro sono perduta!

Un amico è?
Uno che conosce i tuoi lati peggiori e li accetta.

Il primo bacio… te lo ricordi?
Sì, che schifo!

Cosa ti auguri di raggiungere nel prossimo futuro?
Stabilità e serenità. Lo so, dovrei dire sesso droga e Rock ‘n roll ma io sono anziana dentro.

Tre personaggi che inviteresti a una cenetta tra amici?
I due bamboloni di cinquanta sfumature, gli metto il Guttalax nella minestra!

Guardi la tv e cosa?
Non accendo la tv da anni, in effetti.

Un consiglio per chi spera di arrivare dove sei arrivata tu?
Niente consigli, mica sono un saggio! L’unico suggerimento che mi sento di dare è quello di divertirsi. Che la scrittura sia sempre una festa, magari faticosa, ma festa. Se scrivendo uno pensa “che palle” forse c’è qualcosa che non va, non è la strada o la storia giusta.

Hai mai seguito un corso di scrittura creativa?
No, ma ho seguito un corso di illustrazione e uno di sceneggiatura, vado bene lo stesso? ;)

Dove, come e quando scrivi?
Possibilmente di notte, seduta alla scrivania e in totale solitudine.

Descrivi la tua città con tre parole.
Caotica, affollata, sporca. Noi romani ci lamentiamo sempre di Roma, ma guai ai non romani che ne parlano male! 

Una frase storica di tuo padre?
Scommetto che questa non è una domanda di rito!

Se alzi gli occhi e guardi il cielo… cosa vedi?
Un sacco di belle speranze!

Ringrazio Valentina per la sua disponibilità e simpatia.
Aspettiamo con curiosità il tuo nuovo romanzo... e per chi non ha ancora letto il primo... cosa aspettate, pigroni? 
Basta già la D'Urbano come pigrona D.O.C.! J

domenica 17 febbraio 2013

LA FRITTATA E' FATTA!


Il Papa si è dimesso. 
Berlusconi si vuole ubriacare se Fini e Casini non entreranno in Parlamento.
Grillo non appare in tv nonostante le promesse-minacce degli ultimi giorni.
Marco Mengoni vince Sanremo.
Elio e Le Storie Tese arrivano secondi... ma è come se lo avessero vinto loro.
Maria De Filippi e la sua pupilla non conquistano il podio (merito della giuria tecnica?).
Luciana Littizzetto si lascia scappare un "finocchio" di troppo.
I talk-show sono invasi di faccione di politici deliranti... è carnevale, no?
Crozza ha spaccato il Paese.
Casini non concepisce il matrimonio gay.
I gay non concepiscono Casini.
Pari.
La Binetti ha stretto troppo il cilicio.
Vaneggia.
La Grecia è implosa.
La Caritas aumenta il suo "fatturato".
Il parmigiano è più rubato dell'oro.
Mike Bongiorno ora ha davvero la faccia di bronzo.
Pistorius ha sparato alla ragazza per sbaglio... ottima mira.
La disoccupazione aumenta... serve nuovo personale negli uffici di collocamento.
Bersani è fissato con il giaguaro.
Il giaguaro giura di non conoscerlo.
Banderas continua a cucinare biscotti e merendine. 
Sofia Loren gli passa le ricette.
Le banche non hanno più soldi per i cittadini.
Il Pirellone non c'entra niente con Rocco Siffredi. 
Il pelo sullo stomaco aiuta... ma non sazia.
Totti ha segnato un gol alla Juve.
Carmen Russo ha partorito ballando.
Belen lo farà girando uno spot di una nota marca di pannolini.
Vendola mangia i bambini.
Pannella si è convertito alla sigaretta elettronica.
Mia mamma mi dice che sono bellissimo.
E mia nonna mi ha promesso la sua collezione di santini.

Posso ritenermi soddisfatto...
Il mondo va a puttane come sempre. 

sabato 16 febbraio 2013

IL TRENO di GEORGES SIMENON


Non mi capita spesso di sentirmi a casa quando apro un libro, inizio a leggere una storia e, dopo poche righe, sono già dentro un intero mondo. 
Un autore può piacermi in linea di massima, però deludermi o lasciarmi disarmato in alcune sue prove letterarie (vedi Lansdale, Murakami, King...), con Simenon, tranne forse un'eccezione ("Turista di banane"), i suoi romanzi mi avvolgono sempre come la coperta di Linus: sento caldo, leggerezza, conforto e un sottile piacere in fondo al palato, come se stessi gustando un pasticcino. 
Anche "Il treno", scritto nel 1961, non ha mancato questa promessa silenziosa.  
In questo caso, però, con mio sublime diletto è andato oltre. 
E sì... perché può capitare anche questo: una storia corre nella direzione giusta e poi, inaspettatamente, fa un salto nel buio lasciandoti a bocca aperta.
Sulla maestria di Simenon nel creare trame e personaggi indimenticabili si è scritto davvero tanto... per un aspirante scrittore, le sue opere, sono una continua fonte di ispirazione. Così tonde, perfette, lisce... da stimolare rispetto e invidia.
In questo libro si racconta la storia di Marcel, un uomo comune, un padre di famiglia con una moglie, incinta di sette mesi e mezzo, una figlia di quattro anni e un piccolo pollaio di cui prendersi cura. Vive in una cittadina di provincia, vende e aggiusta radio, e conduce una vita ordinaria, consolandosi con i riti abituali delle sue giornate. 
Un uomo cagionevole di salute senza grandi sogni o aspirazioni, se non quello di vivere sereno la propria esistenza.
Tutto precipita quando, in poche ore, è costretto a lasciare la sua casa nel maggio del 1940. Le truppe della Wehrmatch stanno dilagando in Belgio e minacciano con le loro truppe i confini della Francia. Dalle Ardenne, dove è stato lanciato un ordine di evacuazione generale, migliaia di profughi lasciano le loro case, prendendo d'assalto i pochi treni disponibili nelle stazioni. 
Marcel salirà in un vagone bestiame, mentre la moglie e la figlia troveranno posto nelle carrozze lasciate disponibili per donne, bambini, anziani e ammalati. 
Il viaggio inizia e, in quel nuovo mondo fatto di niente, Marcel scoprirà tutta la fragilità e la forza dell'essere umano. 
Ridotti a poco più di ombre sfuggevoli dagli eventi, sparite le carrozze passeggeri per un assurdo errore nello smistamento dei vagoni, l'odissea procede tra attacchi degli aerei tedeschi, deviazioni assurde in tratti secondari della ferrovia, e soste in piccole stazioni dove li aspettano infermiere e volontari per aiutarli con cibo, vestiti e coperte. Tutto questo vive, o sopravvive, nel microcosmo del vagone tra lacrime, sorrisi, amplessi notturni (stranamente esplicitati senza pudore) e incontri inattesi.
Qui, Marcel, fa amicizia con Anna, una donna che è stata in prigione e di cui non saprà molto di più per tutto il viaggio. Si osserveranno, si aiuteranno, si ameranno selvaggiamente, quasi timorosi di perdere quell'ultimo anelito di vita, fino all'arrivo nel campo profughi. 
Qui le cose giungeranno a una conclusione. Forse l'unica possibile.
Il destino può farti incontrare degli occhi che non scorderai per il resto dei tuoi giorni, eppure, nonostante questo, sei consapevole che si tratterà solo di una gioia passeggera. 
Un romanzo forte, intenso, umanissimo... che lo stesso Simenon è riuscito a scrivere solo dopo molti anni essere stato lui stesso responsabile di un campo profughi belgi a Rochelle, nel 1940. Ossessionato dai ricordi di guerra, attese 20 lunghi anni, per trovare la forza di mettere su carta i fantasmi del suo passato. 

Un libro da leggere se non temete di scoprire il sapore vero dell'erba umida.

venerdì 15 febbraio 2013

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE


Sono schiavo della mia mente. 
Lo sono da sempre... però, ultimamente, The Brain, inizia a prendersi un po' troppo spazio. 
Dopo mesi di scrittura mi sono fermato e ho cercato di capire cosa era davvero necessario per il mio benessere. 
Ho scritto un racconto per un contest e sono contento del risultato finale. 
Non amo scrivere racconti, e non amo farlo perché non ci riesco... le mie idee hanno bisogno di più spazio per evolversi; con i racconti ho sempre l'impressione di contenermi, limitarmi... 
Questa volta l'idea è arrivata: chiara, lucida, precisa. 
Ho scritto il racconto tenendo presente il limite di battute e, tagliando e pulendo, ho portato a casa il risultato.
Io scrivo per immagini - non a caso, molti lettori, mi dicono che il mio stile è parecchio cinematografico - e quando VEDO una storia ho già fatto buona parte del lavoro. 
Mi tocca solo sedermi, con pazienza e volontà, per dare corpo alle mie visioni. 
Dopo giorni di letture (leggo moltissimo e Simenon è il mio compagno di viaggio preferito ultimamente), questa mattina, mi è nata un'idea... un'immagine... ci ho pensato e mi sono detto: ecco, sei proprio fuori di testa!
In realtà, ho un progetto più complesso in stand by... ci penso da un po', devo solo trovare la spinta giusta per buttarmi dentro il vortice della storia. 
Ho paura di non farcela... di non avere la forza per affrontare l'impresa. 
L'idea nuova è più leggera, solare, positiva... forse più adatta al mio blocco emotivo.
Scrivere è un salto nel vuoto... sei sicuro di sapere dove cadrai con il tuo paracadute e invece... dopo pochi metri di volo... tutto si confonde e si altera nella tua percezione degli eventi.
Mi è stato chiesto di esprimere con una frase breve il mio pensiero su cosa è per me scrivere... ho risposto così...


E ci credo fermamente. 
La scrittura mi ha salvato dal vuoto, dalla depressione e dalla solitudine nera.
Non tutti lo capiscono.
Ci sono abituato.
Ma se riesci a ridere, se riesci a piangere, se riesci a fermarti nel silenzio della notte con una parola che pulsa come un neon, se pensi ai personaggi come a delle persone vere, se desideri viaggiare... e con la fantasia ci riesci benissimo senza portarti dietro nessuna valigia, se in un foglio puoi essere quello che hai sempre desiderato diventare nei tuoi sogni di bambino, se con la penna puoi gridare quello che con nessuno ammetteresti mai... neanche con un sussurro... allora, forse, e ripeto... forse... qualcosa vive in te.

giovedì 14 febbraio 2013

SANREMO RELOADED


Il festival tiene e conquista (per una seconda serata) l'ascolto più alto dall'anno 2000, quando, sempre Fazio, calcava le assi di quello stesso palcoscenico. 
Il mondo gira e lo spettacolo va avanti, indifferente alle critiche, alle contestazioni pilotate (forse) e i colpi di scena annunciati (e quindi un po' meno colpi di scena). 
Apre le danze Beppe Fiorello recitando un breve monologo e cantando, in ricordo di Mimmo Modugno, alcuni versi delle sue canzoni (da lunedì ne impersonerà i tic, i vezzi e le passioni, in un film tv su RaiUno). Bravo, nulla da dire, anche se non ho mai visto una fiction del Fiorellino, e non credo cambierò abitudini nei prossimi 20 anni. Quando mi è capitato di incrociarlo al cinema, non so perché, mi "rovinava" la visione della pellicola con la sua faccia troppo, troppo, troppo televisiva (vedi gli ultimi film di Crialese e di Ozptech).


Poi cosa è caduto sul palco? 
Bar Rafaeli (modella bellissima, ex di Leonardo di Caprio... "Com'è, dimmi com'è?" Le chiede Luciana..."Che almeno tu lo hai visto da vicino in 3D!" 
Mi chiedo sempre che senso abbia far arrivare personaggi sconosciuti ai più... se non per dare un tocco di glamour che si potrebbe raggiungere benissimo invitando delle modelle italiane. Sarò lamentoso... ma la Bar, a parte gli spunti ironici per la Littizzetto, era del tutto inutile. 
Sul palco è apparsa anche Carla Bruni... presenza eterea, impalpabile, magrissima: canta la sua canzoncina e si presta a strimpellare la chitarra per un duetto con la presentatrice mignon che ironizza sulla figaggine della premier dame al suo fianco. Così bella da sembrare finta... direbbe un becchino. 


Un momento magico è stato quello creato dalla voce unica di Asaf Avidan, cantate israeliano, con una versione acustica della bellissima e straziante "Coming Soon", conosciuta ai più come "One Day", nella versione remix che ci ha fatto ballare per tutta l'estate.
I Ricchi e Poveri, invece, non si sono esibiti sul palco per il terribile lutto che ha colpito Franco Gatti, il baffuto del famoso trio. 
Ci ha pensato il sempre-presente Beppe Fiorello a riempire in qualche modo il vuoto.
La serata è scivolata leggera, senza troppi tempi morti, e la musica, a volte, è stata davvero entusiasmante.
I migliori in assoluto sono stati "Elio e le storie tese", con due canzoni speciali: si sono presentati sul palco vestiti da chierichetti e hanno cantato prima, "Dannati forever", e dopo, "La canzone mononota", una prova unica per talento, istrionismo e bravura tecnica (canzone passata con oltre l'80% delle preferenze). E che dire delle loro testone ingigantite con delle protesi molto Simpson? Unici, ironici, dissacranti, leggeri, geniali. 
Ci sarà un premio dopo il furto subito 17 anni fa con "La terra dei cachi"?


Il peggiori della serata sono stati i Modà: noiosi, prevedibili e con l'atteggiamento di chi ha già la vittoria in tasca. Speriamo in un miracolo... ultimi?
Seguono Annalisa... bella voce, bel visino, look perfetto, ma le canzoni, ahimè, non brillano nonostante il titolo: "Scintille".
Almamegretta: saranno bravissimi, fighissimi, giustissimi... ma il loro sound a me non piace. Sorry.
Simone Cristicchi: simpatico, stralunato e... interessante. 
Idem Max Gazzè. Nessun guizzo... ma buone canzoni. 
Brava Malika Ayane con due canzoni scritte da Giuliano Sangiorni dei Negramaro... a me intrigava di più "Niente". E' passata, invece, "E se poi".


I giovani (nuove proposte) hanno colpito per vivacità e coraggio.
Uno su tutti  Renzo Rubino, passato al televoto con il brano intitolato "Il postino (amami uomo)". Un tema forte, con un testo coraggioso... qualcuno lo ha trovato eccessivo per l'andamento della canzone, io, al contrario, ci ho visto un equilibrio perfetto tra poesia e urgenza del messaggio. 
Bravi i Blastema, sofisticati e convincenti.
Eliminati Il Cile e Irene Ghiotto (comunque bravi e credibili). 

I miei preferiti sono, in assoluto, Elio, Daniele Silvestri, Malika, Marco Mengoni.


Renzo Rubino

mercoledì 13 febbraio 2013

IL CIP-CIP DI SANREMO


Signore e signori, la prima serata del festival di Sanremo è andata! 
Pareri sulle canzoni, sui look dei cantati, sulle battute dei comici, sulle trovate della regia, della scenografia e dei conduttori si sono scatenate sui social-network. 
Come scrive un mio amico che vive a Londra, con il festival, tutti i miei contatti italiani si ridestano (sia chi critica e chi si esalta) e non c'è bisogno di guardare la tele, basta leggere i loro commenti caustici, comici, al limite della denuncia per diffamazione per capire cosa succede nella Riviera dei Fiori. 
Ieri notte ho letto delle perle di ironia che mi hanno fatto morire... Una fra tutte: Maria Nazionale nasconde dei latitanti nei plateau delle scarpe!

Ecco, il festival è bello anche per questo, perché risveglia la voglia innata dell'italiano di prendere per il culo il prossimo, e quindi, alla fine della fiera, se stesso. 
Tirando le somme posso dire che l'idea della doppia canzone non è male, e quasi sempre ci ho preso sulla canzone che passava e diventava a tutti gli effetti il brano in gara alla 63esima edizione del Festival.
La scenografia l'ho trovata nuova e interessante, con gli orchestrali sospesi nel vuoto (poveri!) e la scala stile Edward Mani di Forbice. 
Mi sono piaciuti anche i giochi di luce e il telone strappato... ha un'aria vagamente post-apocalittica e non ci starebbe male uno zombie che canta, che so, un rap! 
Qualcuno mi potrebbe obiettare che lo zombie, sul palco, ci è salito per davvero (le solite malelingue)... però, si sa, Toto Cutugno è una colonna portante - e quindi si spera non abusiva - della musica italiana che piace in Russia; infatti, non è un caso, se dietro di lui c'era allineato il coro dell'Armata Rossa: tanti baldanzosi giovanotti con le gote rosse per la vodka e l'emozione.
Poi c'è stato Crozza con le sue imitazioni e parodie dei politici italiani. 
Rimarcando il fatto che il monologo era troppo lungo e si poteva benissimo dividerlo in sketch più brevi da spalmare nell'arco della serata per non perdere ritmo, detto questo, io l'ho trovo sempre geniale (personalmente mi diverte molto l'imitazione di Luca di Montezemolo). 
I fischi e le proteste scoppiate dopo la parodia del signor B.? 
Pilotate e costruite a tavolino da un grande vecchio che manovra nell'ombra. Palesemente spinte ed esagerate.
Crozza si è fermato, e dopo l'intervento di Fazio e l'allontanamento dei due molestatori da parte della polizia, ha ripreso il suo monologo. 
A modo suo è stato capace di tenere sotto controllo la situazione e di portare il risultato a casa.

La Luciana ha fatto la Littizzetto (tutto nella norma) e il Fabio ha fatto il Fazio.
Cosa rimane?
Ah, sì... le canzoni, è vero... scusate la dimenticanza!
Io ho apprezzato molto Daniele Silvestri: la canzone A BOCCA CHIUSA era bella da sentire e da vedere e infatti, alla fine, il pubblico l'ha premiata. La seconda canzone, IL BISOGNO DI TE (una SALIRO' minore) mi ha convinto meno. 
Ho trovato interessante il brano di Marco Mengoni intitolato L'ESSENZIALE (quello passato con il televoto). Lui è bravo, ha presenza scenica, sa cantare di brutto e se non eccede in vocalizzi inutili, sa emozionare. La seconda canzone, BELLISSIMO, era meno "bellissima" della prima.
Brava ma, come dire, un po' deludenti i brani, Chiara... mi aspettavo qualcosa di più. 
Molinari e Cincotti... a me piaceva la canzone esclusa, l'inedito di Luttazzi (Dr. Jeckill e Mr. Hide) e invece è passata LA FELICITA'.
Raphalel Gualazzi sarà bravissimo, ma live, non mi convince mai.
Marta sui Tubi, osannati dalla critica e da facebook, io, sinceramente, non li capisco... mea culpa, mea profundissima culpa!
E per finire Maria Nazionale... brava, per carità, ma lontano anni luce dai miei gusti. 
Io sarò all'antica (figlio degli anni '80 come sono), ma una bella botta di Anna Oxa io me la sarei fatta... così, tanto per farmi sentire che il carrozzone è sempre quello e se non critichi l'ultima trovata della star che gusto c'è!

P.S. - nota di costume... il mio canarino Camillo, appena è partito Mengoni con i suoi acuti, per non sentirsi da meno, ha iniziato a sfoggiare tutte le sue doti canore. Ecco, io sono l'unico che ha sentito la canzone con un sottofondo di cip-cip.


Camillo pronto a dar battaglia!

P.S. 2 - Stefano e Federico, i due ragazzi che hanno raccontato con un video, inserito su youtube, la loro storia d'amore e la decisione di sposarsi a New York (perché in Italia la legge non lo consente), è stata una scelta coraggiosa di Fazio, però non portata fino in fondo. Infatti è sparito il bacio finale (nel video è la conclusione logica di un momento intenso) e i due ragazzi sono stati salutati velocemente, senza soffermarsi un attimo sul senso di quel piccolo siparietto. I cartelli avevano parlato per loro? Forse. Ma avrei gradito un congedo meno frettoloso.


Qui di seguito il video originale... bello, leggero e romantico.

martedì 12 febbraio 2013

ACQUA ALLA GOLA


Questo pomeriggio mi sono recato nell'ufficio del mio amministratore di condominio per pagare le spese ordinarie e chiedere spiegazioni su alcune "minacce" contenute nella lettera ricevuta a casa... si parla di avvocati, di chiusura dell'acqua se non si effettueranno i pagamenti delle bollette, di un tetto da riparare dal mese di luglio dell'anno scorso, di morosità qui e morosità là, e il tutto scritto in un italiano alquanto curioso.

Es: "Ricordo a coloro che sono subentrati che non si facciano discorsi che loro non hanno consumato quell'acqua perché non c'erano. L'acqua verrà slacciata a loro e non a chi gli ha venduto l'appartamento; quindi si regolino di conseguenza, io non devo andare a cercare che non so più dove è!"

Il personaggio in questione non lo avevo mai incontrato - mi era sempre capitato di trattare con la moglie - e quando me lo sono ritrovato davanti ho capito tutto: è il pazzo che ha preso a urla un mio collega nel mese di agosto. Lo accusava di aver visto un rappresentante di vini graffiare con le chiavi la sua macchina parcheggiata davanti al ristorante, e questo soltanto perché un attimo prima il mio collega ci stava parlando. Non credendo al mio collega chiamò persino la polizia e fummo costretti a rispondere tutti alle domande dell'agente a pochi minuti dall'inizio del servizio serale. 
E ora eccolo lì, seduto alla scrivania, con i capelli lunghi e untuosi, le unghie sproporzionate, la camicia strattonata, la schiena curva, occhiali da miope (scrive con il viso attaccato al foglio)... un personaggio perfetto per un fumetto noir. 
Chiedo spiegazioni per capire a chi si riferiscono le minacce (io ho pagato l'acqua a novembre) e mi dice: "La lettera è generica, mica posso farla personalizzata per ogni condomino, lei deve pagare solo le quote ordinarie... niente di grave. L'unico problema scatterà se i morosi non pagheranno l'acqua entro i cinque giorni indicati nella lettera: il gestore la chiuderà al tutto condominio e ci rimetterà pure lei che ha pagato la sua quota!".
"Ah, bene... ma come sono contento! E sono molti i morosi?"
"Tanti... non so più che fare. La situazione è sempre più grave. Ha visto la Grecia? Non siamo mica lontani, sa! Anche il Papa si è dimesso..."
"E che c'entra?"
"Il degrado... è un segnale pessimo..."
"Mio Dio!"
Ho pagato le mie quote e mogio mogio me ne sono tornato a casa.
Ho aperto il rubinetto e ho guardato l'acqua scendere bella cristallina dentro il lavandino.
Durerà?
Domani vado ad accendere un cero in chiesa... non si sa mai.

domenica 10 febbraio 2013

SUL FILO DELLA CITTA'









Non sono mai stato un amante dei videogiochi. Da ragazzino ci giocavo pochissimo, e anche la Playstation non hai mai catturato la mia fantasia. 
Molti amici si sono persi dietro le consolle e i giochi di ruolo, io mi sono insabbiato nei fumetti e nei romanzi. 
Nonostante questo, guardando le foto di Christian Aslund, ispirate ai videogiochi 2D, non ho potuto non ricordare quelle prospettive dove è sufficiente seguire una freccia, o saltare, per aiutare l'eroe di turno a salvare l'amata principessa dal nemico... (vedi il gorilla Donkey Kong di SuperMario... nome usato dall'artista per questa curiosa collezione di foto). 
Collezione entrata tra i finalisti del Sony World Photography Awards 2013, nella categoria professionale dedicata alle campagne pubblicitarie.
Un progetto nato dalla voglia di promuovere le scarpe da ginnastica del brand Jim Rickey, alterando e giocando con la percezione dello spazio, dei volumi, della prospettiva dello sguardo, con l'aiuto di modelli-funamboli che camminano, dondolano, si arrampicano su muri e linee impossibili.