giovedì 31 gennaio 2013

L'EPOPEA DEL CALENDARIO


Ho capito di essere precipitato in una crisi profonda solo negli ultimi giorni.
Non mi è capitato quando ho rischiato di non pagare il mutuo, e neanche quando ho fatto la fila all'ufficio di collocamento per iscrivermi un'altra volta alle liste di disoccupazione, e a pensarci bene non l'ho capito neanche quando ho fatto i conti con la spesa alimentare mensile, l'assicurazione della macchina e il canone Rai...non ci sono arrivato quando ho visto attività commerciali chiudere nel giro di pochi mesi, e neppure quando i cartelli VENDESI e AFFITTASI si sono moltiplicati come un'epidemia, ricordandomi l'Argentina di qualche anno fa. 
No, niente...testardo come un mulo non l'ho capito neanche quando i consumi crollavano e il mio guardaroba non si arricchiva di un solo capo nuovo...nemmeno mutande e calze...che almeno quelle a Natale te le regalavano di solito. 
Il SOLITO...non esiste più!

L'illuminazione è arrivata quando ho provato a chiedere un calendario del 2013 al market dove mi servo quasi tutti i giorni. 
Una catena di negozi che negli anni precedenti era pronta a regalarmene quanti ne volevo, tanto che alla fine ero io a dire a loro: "No, basta...per favore...non me ne servono più!"
E' successa la stessa cosa con l'assicurazione: era così bello quando con le feste natalizie mi regalavano il loro favoloso calendario con le caselle comode per segnarci gli appuntamenti importanti. Niente cose fighe di design...un sano, onesto calendario vecchio stile con tanto spazio per scriverci sopra.
E non parliamo della ferramenta...del benzinaio...del fruttivendolo...del veterinario...nessuno ti regala più l'oggetto più desiderato dei primi giorni dell'anno.
C'è la crisi... dicono...e si taglia.
In realtà non te lo dicono neppure...si limitano a sorridere in modo vago e cambiano discorso...tipo: "Ha visto che tasso di umidità insopportabile c'è questa mattina?"
E così, sconsolato e amareggiato, me ne torno a casa e guardo il vecchio calendario scaduto che ancora non sono riuscito a buttare via e penso: "Ma proprio sul mio calendario dovevano tagliare?"

mercoledì 30 gennaio 2013

COME NON DETTO...


Se non sapete come dirlo...se proprio vi muoiono le parole in bocca...se avete perso 5 kg... o se ne avete preso 10 per l'ansia e la paura del rifiuto...se vostra madre non conosce un solo gay...e se vostro padre vota La Russa e proprio non ci pensa di avere il nemico in casa...se non sapete più come spiegare che non ve ne frega niente del calcio, del ciclismo e della formula uno...e se invece adorate il nuoto sincronizzato, la ginnastica artistica e il rugby...se saltate sulla poltrona tutte le volte che parte alla radio una canzone di Lady Gaga...se vi gusta il rosa...ma non lo indossate mai...se avete tutti i cd di Madonna...ma anche uno degli Aereosmith per confondere le acque...se avete pianto ascoltando le canzoni di Adele...se sognate di vivere in Spagna, in Olanda o a Miami...se sapete vita, morte e miracoli di Gianni Versace...se sapete tagliare i capelli meglio di un hair-stylist...se vi emoziona rivedere per la centesima volta "Le fate ignoranti" quando lo passano a Rete 4...se avete un casino di amici su Facebook...però il profilo segreto non lo date mai a nessuno...se volete sposarvi e avere dei figli... se state bene da soli e non avete mai pensato a un bebè in giro per il loft...se lavorate in una fabbrica e non potete sbilanciarvi...se twittate mille volte al giorno...se siete in cura per una depressione cronica...se vi sentite soli...se siete iscritti a tutti i siti di incontri...se siete un esperto dell'ammorbidente e dei voli low-cost....se per voi il Principe Azzurro esiste...ma non sapete come dirlo a mamma e papà...ecco...bene...ora, guardando queste prove di coming-out...potrete farvi un'idea di come muovervi per rendere la vostra vita più libera e felice.

P.S.- se non siete niente di tutto questo...be'...siete la prova vivente che i gay non sono solo quello che vogliono farci credere.


Video tratto dai contributi speciali contenuti nel DVD a tematica gay COME NON DETTO...piccolo gioiello passato del tutto inosservato nelle sale italiane e ora, si spera, rivitalizzato e riscoperto, anche dalla comunità gay, nella sua versione per la visione casalinga. 

martedì 29 gennaio 2013

SEDUZIONE LETTERARIA


Parlando con diversi editor e alcuni editori, ho scoperto che il tasso di gente strana, tra gli autori, o i presunti tali (soprattutto esordienti), è decisamente alto. 
Un laboratorio interessante è stato il corso di editoria: tra quelle mura ho imparato molte cose, spesso ascoltando confidenze e piccoli sfoghi umani degli editori stessi. La cosa più complessa è gestire la mole imponente di materiale che intasa la casella delle email (pensate cosa succede, poi, se parliamo di case editrici che ancora chiedono il manoscritto in formato cartaceo...spesso per non leggerlo mai e passarlo direttamente al macero per mancanza di personale e di risorse); la difficoltà nasce dall'incapacità diffusa dell'aspirante autore di essere chiaro, di farsi capire, di rendere la lettura più semplice possibile, con una sinossi sintetica ed esaustiva, una biografia agile e completa, e un messaggio di presentazione umile e professionale...senza inutili voli pindarici o presunzioni di sorta...tipo: io sono il nuovo Calvino, eccomi qua! 
Questo indispone parecchio chi deve leggervi e valutarvi. 
Chiarezza e umiltà sono le prime armi vincenti per non perdere, e far perdere tempo; sarebbe utile visionare anche il catalogo della casa editrice di turno, evitando di spedire, ad esempio, un romanzo fantasy, a chi di fantasy non si è mai occupato. 
Molti autori non si informano sull'indirizzo editoriale della casa editrice. L'editore avvisa che non pubblica poesie...e i poeti inviano lo stesso raccolte di poesie; altri si accaniscano a spedire tomi di racconti, quando nel sito è spiegato chiaramente che si prendono in considerazione solo e unicamente romanzi. 
Le poesie e i racconti, vendono pochissimo in Italia...e solo piccole realtà...o grandi autori, si possono permettere di pubblicare materiale di questo tipo (Ammaniti, King, Lansdale...)
Quindi, quando si apre un'email di un aspirante autore, ti possono capitare le cose più assurde. 
Qualche esempio reale riportatomi durante il corso? 
Ritrovarsi un intero romanzo storico di 600 pagine copia-incollato sul corpo dell'email, invece di vederlo inserito come file pdf o word nel messaggio; tentare di sedurre l'editore spedendo, insieme al romanzo, la tua foto, dove appari nudo e ben disposto alla conoscenza; provare, avendo scritto un thriller ispirato alla morte di Meredith Kercher, di colpire il nostro editore allegando una foto dove appari vestito/a con lo stesso costume da strega che indossava la vittima il giorno prima della sua morte. Ecco...pensate di questo genere portano solo a una decisione, se non parliamo di un editore maniaco, ovvero... il cestinamento immediato dell'email...o del manoscritto cartaceo. 
Un altro problema è la gestione fisica degli autori che attendono una risposta da parte di un editore.
Lasciano da parte quelli che ti perseguitano via email per avere notizie della loro opera d'arte, c'è anche chi ti viene a cercare durante le presentazioni dei tuoi libri per: 
1- minacciarti. 
2 -dirti che non capisci nulla di letteratura. 
3- mettere la sua vita nelle tue mani. 
4 -fingere un interesse che in realtà non sentono. 
Ho pensato spesso a quanto è frustrante attendere un cenno, un gesto, un consiglio da qualcuno a cui affidi un sogno...piccolo o grande che sia. 
Ma capisco anche il lavoro immane di chi lotta sull'altro lato della barricata.
Scrivere è un lavoro duro e faticoso...essere capiti, scoperti, stimolati e pubblicati a volte dipende dalla fortuna, spesso dalla bravura...e molto più spesso dalla nostra capacità di essere chiari, onesti e diretti.

Qualcuno, in una email, mi ha chiesto perché non continuo a scrivere invece di perdere tempo con il blog. La domanda mi ha sorpreso. 
Mi sono chiesto: cosa spinge un lettore a credere che mi sia sotterrato in un blog (parole sue)...rinunciando al piacere della scrittura? 
Il fatto che non abbia più parlato delle mie storie?
Ho risposto che il mio "lavoro" per il blog non mi ha fatto mai dimenticare la scrittura. Dopo UN POSTO MOLTO LONTANO DA QUI ho scritto altri 3 romanzi...il fatto che tutto tace...non significa che io abbia appeso la penna al chiodo.

Oh, yeah!

lunedì 28 gennaio 2013

IL PACCO VIRTUALE


In tempi di crisi l'economia diventa creativa. 
Chi non si arrende alla sorte avversa si inventa nuovi modus operandi per guadagnarsi la pagnotta, e non sempre lo fa rubando soldi o ingannando il prossimo con truffe più o meno ingegnose; a volte, capita semplicemente un colpo di fortuna, e ti ritrovi a svolgere un lavoro particolare, a dir poco, che mai avresti immaginato neppure nella notte più acida della tua vita.
Se possiamo mettere da parte certe mode virulente (vedi la moltiplicazione dei negozi-macchinetta che ti permettono di realizzare ogni tuo desiderio 24 ore su 24...per non parlare della novità dell'anno: piccole botteghe che vendono sigarette elettroniche a una marea di tossici devoti alla dea Nicotina!)...mode capaci di auto-implodere in un tempo relativamente breve, saturando il mercato alla stessa velocità di un'epidemia di febbre...ecco, archiviati questi fenomeni malati...ci rimane la fantasia pura.
Me lo dicono spesso: INVENTATI UN LAVORO!
Fosse facile.

Sabato mattina, passeggiando con un'amica sotto un sole primaverile, ho scoperto un nuovo lavoro davvero pazzesco: un amico in comune spedisce pacchi. O per meglio dire...spediva.
All'inizio non capivo a cosa si riferisse la mia amica: ho pensato a uno di quei lavoretti-trappola dove devi produrre a domicilio collanine, biglietti, gingilli vari...e invece no. 
Il suo compito era preparare dei pacchi - dentro non ci doveva mettere niente...bastava della carta di giornale appallottolata - chiamare un corriere, spedirlo e il gioco era fatto. 
Lo faceva di continuo e in questo modo permetteva ai boss della catena delle spedizioni...di controllare l'efficienza dei suoi corrieri.
In poche parole, fingi una spedizione per verificare la qualità del servizio.
A Sassari e dintorni, ci sono solo 2 persone che si dividono l'intera fetta di mercato...il nostro amico, per un inverno intero, ha avuto del lavoro in subappalto da uno di questi signori...bene, i guadagni erano così sostanziosi che non ha avuto più bisogno di fare altro per cinque mesi. 
Peccato che la bambagia sia durata molto poco.

Io, personalmente, ero rimasto al testatore di fast-food...lavoro svolto da un altro amico...che aveva il compito di andare a consumare del cibo in una nota catena e di compilare alla fine una scheda per segnalare pregi e difetti del servizio. 

Insomma, ho capito che devo allenare la mia fantasia...se la metto tutta nelle mie storie, poi come cavolo mangio se non divento il nuovo Fabio Volo?

sabato 26 gennaio 2013

LA FUGA DEL SIGNOR MONDE di GEORGES SIMENON


Norbert Monde ha sempre sognato di sparire, e una mattina d'inverno, mentre l'autista lo porta verso la ditta di import-export fondata da suo nonno, dove lavora da 30 anni, decide di mettere in atto il suo desiderio inconfessabile. 
Si lascia dietro una moglie, un figlio fantasma, una figlia persa dietro un matrimonio complicato, un lavoro di responsabilità...preleva una grande somma di denaro dalla banca, si fa tagliare i baffi da un barbiere, entra in un negozio di abiti usati per cambiare il suo completo dal taglio impeccabile con un vestito di fattura scadente, e parte verso Marsiglia salendo in uno scompartimento di terza classe di un treno stracarico di gente, disgustato dagli odori e la confusione: "C'era un'infinità di cose da mettere a posto in lui, ma non poteva farlo ancora, doveva prima abituarsi, aspettare che il treno si fermasse, arrivare da qualche parte. Non aveva paura. Non rimpiangeva nulla. Nella maggior parte degli scompartimenti la luce era già spenta. I passeggeri, per dormire, si appoggiavano gli uni agli altri, mescolando odori e aliti."
Il viaggio è lungo e all'arrivo a Marsiglia si dirige direttamente verso il porto per guardare le barche, il mare, la gente impegnata in umili lavori, gli operai nelle brasserie che consumano un pasto veloce...gente che non si è mai spostata da quel luogo, gente che non ha mai preso un treno per cercare altrove un altro tipo di esistenza. 
La notte prende una camera in un albergo del centro e qui cerca di dormire. A impedirglielo saranno le voci concitate di un uomo e una donna che bisticciano nella camera adiacente. Incuriosito ascolta lo scambio di battute, e quando l'uomo va via, prende coraggio, esce dalla camera, e bussa alla porta della camera vicina. Questa scelta, dettata dalla curiosità e dalla paura che possa essere successo qualcosa di irreparabile, gli farà incontrare Julie, una giovane donna sofferente per amore. Istintivamente inizia ad aiutarla e senza un perché, il giorno dopo, vanno a mangiare insieme come due vecchi amici; per giorni conducono una vita sospesa in un limbo di decisioni tutte da prendere: Julie cerca lavoro nei vari teatri e night-club della città, e il signor Monde si lascia vivere, spendendo i soldi che ha nascosto in un pacchetto. La routine continua, tra confessioni, progetti e pranzi sontuosi, finché il pacchetto con i soldi, sistemato sopra l'armadio, sparisce dalla camera. Al signor Monde restano solo i contanti che ha in tasca, e così, dopo lo shock iniziale, partono per Nizza. 
Qui, dopo qualche giro per prendere confidenza con la città, trovano lavoro in un locale notturno: Julie come ballerina e Norbert, con il nome fittizio di Clouet, come contabile. Al Monico, per un caso del destino, il signor Monde incontrerà l'ex-moglie, madre dei suoi due figli, che lo aveva abbandonato anni prima. 
Sarà questo incontro inatteso a segnare il destino dell'uomo. 
Un destino senza più ombre o fantasmi capaci di oscurare la limpidezza del suo sguardo.

Le storie di Simenon si muovono sempre su un asse semplice, quasi lineare...facilissimo ridurre il tutto a una frase tipo: la storia di uomo che cerca se stesso. Ma non è tutto così semplice come può apparire grazie alla bellezza del suo stile e alla credibilità dei suoi dialoghi. Sono storie cinematografiche - non a caso Jean Renoir, innamorato del testo, pensò a lungo di trarne un film - capaci di farci vedere scene, espressioni, caratteri, luoghi...c'è una pennellata di tristezza malinconia, un tocco lieve che sfiora sempre l'animo inquieto del lettore. 
Ho amato moltissimo questo romanzo. Tutte le volte che tiro il respiro e mi tuffo nel mondo letterario di Simenon, resto piacevolmente sorpreso della sua prodigiosa duttilità.

Consigliato a chi cerca un motivo per scappare lontano.

giovedì 24 gennaio 2013

UN GIORNO ARRIVERO' di SILVANA MOSSANO


Pochi giorni fa ho scritto un post su facebook dove dicevo: "Oggi mi sono portato a casa un po' di classici della letteratura...sentivo un forte bisogno di concretezza." 
Il messaggio seguiva la fine della lettura di un libro intitolato UN GIORNO ARRIVERO', scritto da Silvana Mossano, giornalista del quotidiano LA STAMPA, nata e cresciuta a Casale Monferrato, dove tutt'ora vive. 
Quella terra è il palcoscenico dove si muove Anita, la protagonista del libro, una donna forte e coraggiosa, che la Mossano segue dai primi anni del '900, quando, ancora bambina, osserva un mondo contadino regolato da ritmi, stagioni e doveri, fino ad arrivare, dopo una lunga cavalcata, alla metà degli anni '90. 
Una vita dominata da un sogno impossibile...rimandato tutte le volte per seguire l'impellenza del momento - un funerale, una nascita, un matrimonio - c'è sempre un motivo per spendere i soldi risparmiati per vedere l'America. 
America del Sud - Argentina- dove emigra la sorella maggiore di Anita, con il suo giovane sposo, per cercare fortuna e un importante riscatto sociale. 
Quella terra, difficile anche solo da immaginare, diventa per Anita la spinta per andare avanti, l'oasi fantastica da raggiungere sulle ruote dell'immaginazione. Ci spera fino all'ultimo di salire sulla grande nave per solcare l'oceano, e arrivare dopo una lunga traversata in un posto magico dove a Natale brucia l'estate, e la gente gira per le strade con le gambe nude e le camicie di cotone, dove i bambini non muoiono per una stupida malattia e le donne sono amate e rispettate.
Mi sono trovato dentro un romanzo che non ha il timore di raccontare l'epopea di una vita...un susseguirsi di generazioni...dove il ritmo delle giornate è regolato dal lavoro nei campi, dalla povertà, dalla guerra con l'avvento di Mussolini e il fascismo, la successiva caccia agli ebrei, la lotta partigiana, il ritorno dall'Africa di un fratello creduto morto, la rinascita, l'arrivo nelle case di una strana scatola chiamata televisione (scena bellissima), il lavoro nella fabbrica che produce l'eternit...e sempre filtrando la GRANDE STORIA con la rete intima della famiglia di Anita. Un filtro che deforma, forse, ma permette di vedere le cose da un punto di vista completamente diverso: quello delle donne che restano a casa e lottano per salvare la famiglia tra mille difficoltà.
Ho iniziato questa recensione parlando di classici della letteratura: leggendo il libro della Mossano mi sono visto trasportare fuori dal tempo...con uno stile semplice, pulito...reticente e mai ruffiano...ho pensato ai romanzoni del passato.
Tra le pagine di UN GIORNO ARRIVERO' non ci sono smorfie, sgambetti o facili scorciatoie. Tra le righe vibra un'onestà rara...che prende il cuore e riesce a soffiarti sugli occhi il suo respiro caldo, esattamente come fa una madre quando un granello di polvere ti strizza lacrime dense.
Il titolo originario, VADO A LA MERICA - titolo che ho sempre trovato geniale - in fase di editing è stato cambiato con un titolo più classico e molto meno audace. Peccato. 

Libro consigliato per chi ha voglia di rallentare.

Allego una breve intervista all'autrice in formato video. Buona visione. 

lunedì 21 gennaio 2013

I COMPLICI - GEORGES SIMENON


Ho parlato nel post precedente degli 8 romanzi 8 di Simenon ancora da leggere. 
Ho iniziato dall'ultimo pubblicato dalla Adelphi, targato 1955, e ancora inedito in Italia. Leggendo la quarta di copertina mi ha intrigato subito la trama - semplice, esile e spietata - e velocemente mi sono calato nel torbido meccanismo letterario predisposto con maestria e intelligenza dal sempre sorprendente Simenon: ero curioso di capire dove mi avrebbe portato.
La trama, dicevo, è di una semplicità disarmante.
Il protagonista, Joseph Lambert, un uomo qualunque senza nessuna dote particolare, già nella prima pagina del romanzo provoca un terribile incidente stradale scontrandosi con un pullman. Nello scontro, seguito da un rogo che non lascerà scampo a nessuno (solo una bimba si salva per miracolo), morirà un'intera scolaresca, le insegnanti e l'autista. 
Joseph, sconvolto, non si ferma...continua per la sua strada e cerca di scappare dalle sue responsabilità. Testimone muta dell'accaduto è la sua segretaria-amante, la signora Edmonde Pampin, che poco prima si lasciava accarezzare in mezzo alle gambe da Joseph. Da questo gioco erotico improvvisato e audace, scatta la tragedia...un suono di clacson, una distrazione, una sbandata...e l'inevitabile accadde. 
Il romanzo racconta il tormento e la gestione del senso di colpa da parte del protagonista. La cittadina è galvanizzata dalla tragedia, tutti parlano soltanto della Citroen che ha provocato l'incidente, dello sconosciuto che è scappato senza soccorrere i bambini prigionieri nel pullman, della bambina in coma - piccolo spiraglio di speranza - e delle indagini serrate per arrivare al colpevole. 
Joseph inizia a diffidare di tutti: e se qualcuno mi ha visto?
La sua solitudine è sempre più solida...nulla gli procura conforto, neanche il corpo di Lèa, una prostituta tenera e accogliente. 
Il romanzo arriva a una conclusione nera che più nera non si può, con un stile torbido, asciutto, tagliente come una lama. 
Un esempio di come si può scrivere un bel romanzo con pochissime carte da giocare con sapiente parsimonia. 
Ottimi i dialoghi e il tratteggio psicologico di tutti i personaggi: il fratello virtuoso, la moglie delusa, la segretaria glaciale, la domestica rancorosa, gli amici del bar.

"L'avrebbe comunque portata in campagna, in un posto qualsiasi, e l'avrebbe posseduta selvaggiamente. Ne aveva bisogno. Bisogno soprattutto di provare a se stesso che erano loro due ad avere ragione, che quello era un loro diritto, che non c'era niente di sporco o di colpevole nel piacere che si davano l'un l'altro...di che cosa erano colpevoli, alla fine? E se non lo erano, perché, da quando conosceva Edmonde, si sentiva così spesso preda di una sorda inquietudine?"

Vivamente consigliato

domenica 20 gennaio 2013

L'UOMO (AL) VERDE

Ieri pomeriggio ho deciso di mettere in ordine la mia libreria. 
Mai l'avessi fatto!!!
Sono saltati fuori dei reperti che non ricordavo nemmeno di possedere. 
E' incredibile come i libri si nascondano ed escano fuori quando meno te lo aspetti.
E questo? 
Da dove salta fuori?
Quando l'ho comprato...o mi è stato regalato?
Be', in realtà, da anni, nessuno mi regala libri e se lo fa...si muove sul sicuro dopo un'attenta indagine per non fare un buco nell'acqua.
Tutto quello che c'è dentro quel mobile - quasi tutto - sono scelte unicamente mie. 
Scelte che seguono stati d'animo, euforia, solitudine, interessi naufragati senza speranza, curiosità, innamoramenti improvvisi...
Penso che se avessi messo da parte tutti quei soldini, ora potrei ritrovarmi proprietario di una piccola casa al mare, o giù di lì!
Mia madre me lo ricorda da anni: Sei uno spendaccione che si è fottuto il patrimonio con libri e fumetti!
Mamma, ma io non fumo, non ho stravizi. Se escludiamo un bicchiere di vino a cena, non spendo in tecnologia inseguendo il nuovo modello di telefonino, mi vesto all'Oviesse...insomma, un libro potrò pure comprarmelo, o no?
Ecco, appunto, fai una vita da poveraccio!
Colpito e...affondato.
Mi sa che le mie priorità devono cambiare.

Pensate che ho trovato 8 romanzi 8 di Simenon ancora da leggere (quelli senza Maigret)...e per non farmi mancare niente ho anche tutta la collezione dei gialli di Maigret (che non sono pochi) da iniziare. 
Proposito che dura da 3 anni.
Questo è solo un esempio della mia bulimia letteraria. 
Se ci fosse una pastiglia la prenderei, almeno per alleviare i sintomi più fastidiosi.
Ho scoperto che a volte basta aspettare che l'onda passi.
Come funziona?
Quando sento un desiderio folle di comprare qualcosa - libro o cd musicale - aspetto qualche giorno contorcendomi come un indemoniato e, alla fine, passa. Semplicemente quell'urgenza svanisce. Pazzesco.
Mi succede di continuo.
Alcuni autori li compro a scatola chiusa (vedi Simenon)...per altri seguo l'istinto.
Mi piace scoprire nuovi autori, esordienti di belle speranze; per chi scrive è utilissimo confrontarsi.
Dopo il riordino della libreria, complice anche la mancanza di lavoro e le finanze allo sbando, ho capito che ho da parte libri per almeno i prossimi 20 anni; se procedo con questo ritmo d'acquisto...finirò per morire con mezza libreria ancora da leggere. 
Mi capita di pensare al mio ultimo libro.
Quel libro che non finirò, che resterà aperto sul comodino: è un pensiero triste, lo so, ma mi viene spontaneo pensare queste cose tremendissime. 
Odio l'idea di non arrivare alla fine di una storia.
Me la posso cavare solo se la sincope mi colpisce tra la fine di un romanzo e l'idea di leggerne un altro.

Quest'ansia del non poter comprare inizia a pesarmi.
Mi sento incastrato dentro un tubo...e la cosa brutta è scoprire che quel tubo puzza di merda. 
I conti sono chiari.
Pagate bollette, rata macchina, mutuo, assicurazione, bollo, canone rai, riempito il frigo e il serbatoio della macchina...cosa ti rimane?
Molto poco.
Ormai è prassi confrontare i prezzi, inseguire le promozioni, usare la lavatrice e il forno solo nelle fasce orarie più convenienti, tirare l'acqua dello sciacquone con moderazione (pipì no...pupù si).
Non ci avevo mai pensato, ma ogni volta che tiri l'acqua, se ne vanno via 12-15 litri di acqua pulitissima. E quante volte tiriamo l'acqua senza un reale motivo? 
Ecco, quando inizi a pensare a tutte queste cose...o sei un uomo-ecolgico...o sei un uomo-al-verde. 

Scusate...ora vado...Simenon mi aspetta.

sabato 19 gennaio 2013

IL LATO BUONO DELLA STAMPA


E così il corso di Editoria è giunto alla fine. 
Ultima lezione: abbiamo parlato di come si stampa tecnicamente un libro. 
Stampa Offset o stampa digitale. 
Libri cuciti (Filo refe) o libri incollati (fresatura). 
Carta di scarsa qualità (bianca, spesso lucida...poco adatta per la narrativa e più indicata per i testi scientifici) e carta bella al tatto, calda, color avorio...quella carta che quando apri un libro ti regala subito una bella sensazione e ti spinge ad amoreggiare con le pagine. 
Lastre per la stampa e il procedimento che porta alla creazione del fascicolo (segnatura) che è 1/16, perché normalmente contiene 16 pagine. 
Le lastre sono molto delicate e bisogna conservarle e proteggerle in caso di nuove ristampe. Anche il deposito delle lastre è un costo che pesa sulla stampa, per questo, con la stampa offset, più si stampa, e più si risparmia, perché si ammortizzano i costi. Con la stampa digitale le pagine sono incollate (non si crea il fascicolo), non c'è il costo delle lastre e il problema del deposito, e inoltre, meno si stampa, più si risparmia. Quindi sono scelte editoriali completamente diverse.
E' importante, quando si compra un libro, capire se l'oggetto libro vale il prezzo di copertina o se, dicendolo in parole povere, ci stanno infinocchiando. 

La seconda parte della lezione, la più entusiasmante, è stata gestita dallo scrittore Alberto Capitta (anche autore teatrale, regista e attore) che ci ha parlato del suo lavoro, dei suoi inizi e della fatica che deve fare un esordiente per farsi leggere da qualcuno. Illuminanti i suoi racconti: le attese infinite, le promesse non mantenute, gli agenti, le lettere di rifiuto, il tempo sospeso, la fragilità dell'autore - quando sei ancora ignaro della crudeltà del meccanismo e vivi tutto con un'ingenuità quasi naif - i rapporti con le librerie, la diffidenza, i sorrisi falsi e cortesi. 
Col tempo, poi, si capiscono le regole del gioco e si è più pronti ad affrontare i marosi improvvisi. Mi è piaciuta la leggerezza delle sue parole, la spontaneità, il tono lieve e amichevole, la lucentezza dello sguardo, l'amore per le storie e per la parola magica che può accendere un'intera pagina, la passione per la documentazione e l'amore folle per la natura, sempre presente nei suoi libri. 
Ho capito ancora più di prima che si scrive per necessità...la pubblicazione è un premio, un traguardo importante...è a quel punto, inizia il casino, la vera sfida. E' stato utile ascoltare le tribolazioni dei suoi inizi. In giro per le librerie a portare il primo romanzo, edito da una piccolissima casa editrice, aiutato dalla moglie, attendere lo squillo del telefono per sentirsi dire: ci porta altre 10 copie? Presentazioni, incontri, viaggi impossibili...un'avventura folle e carbonara, capace di entusiasmare e farti disperare. 
Alberto cerca di comunicare con semplicità la passione per la scrittura e lo fa anche con i suoi laboratori di scrittura creativa. 
Se avrò tempo e modo, mi sono ripromesso di seguire il prossimo corso...in fondo non si finisce mai di imparare. 


La serata è finita con una pizzata con tutti gli amici del corso e le nostre super insegnanti...Luana e Silvia.
Una perfetta conclusione dopo tre lunghi mesi di corso...inseguendo parole, sogni e storie...che sono finiti più velocemente di quanto pensassi.

giovedì 17 gennaio 2013

IL CANE LIEVISSIMO


Ok, è vero...fa un freddo cane e anche mettere il naso fuori casa per compare l'acqua - acqua lievissima, buonissima e leggerissima - comporta un sacrificio niente male. 
Uscire dal pigiama felpato, vestirti, infilare il giubbotto imbottito - effetto omino Michelin - avvolgere intorno al collo una sciarpa di lana, calare sulla pelata un cappello con termo-resistenza nella visiera, infilare i piedi negli scarponi carro-armato e via, incosciente e coraggioso, verso il market SISA, ovvero...Siamo-Italiani-Senza-Allegria!
Passando nella via vedo un cane con la sua padrona che fa le sue cose (il cane, non la padrona)...una bella bananona fumante che a vederla così all'improvviso fa una certa impressione; la padrona, imbarazzata per la vistosa produzione canina, si guarda intorno come se aspettasse l'arrivo degli alieni oltre la coltre di nubi. 
Io passo dritto e mi auguro che venga raccolto in qualche modo il corpo del reato (una pala, un secchio, una gru!)...altrimenti chi la sente domani la fruttivendola che apre bottega con uno stronzo congelato davanti alla sua serranda?
Alla SISA compro quello che mi serve, e anche quello che pensavo non mi servisse (imprevisti del consumatore confuso), pago alla cassa e osservo le persone dietro di me: nessuna sorride. Sarà il freddo? Il costo del cibo? La fine del mese che si avvicina? 
Con due buste e un cartone d'acqua da 6 bottiglie da 1 litro e mezzo ciascuna, mi dirigo verso casa...in lontananza vedo una ragazza con i capelli ricci...
"Ma non è quella del cane?" mi dico.
Continuo a camminare...la tipa parla al cellulare...arrivato vicino al punto dove si trova mi chiama...
"Mi scusi...mi scusi..."
Mi fermo e la guardo.
"Sì, cosa c'è?" chiedo.
"No, volevo avvertirla di passare un po' lontano...sa...ho il cane arrabbiato e non vorrei..." mi fa lei indicandomi il cane cagone.
Se ne sta fermo vicino alla serranda della fruttivendola e sembra che faccia la guardia al suo enorme stronzone da Guiness dei Primati. 
"Ma io devo girare...non andare dritto!"
"Ah, allora...cammini molto, molto, molto piano. Mi raccomando...è nervoso...lo vede come digrigna i denti?"
"Ci provo! Ma se morde io lo stendo con la cassa di acqua lievissima...che le assicuro, in quel caso, non sarà così lieve."
"Ma no...lei deve capire...è un po' depresso. Cammini lento...len-to...mi faccia il favore...quando si blocca così sono guai per tutti."
"Non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di un simpatico criceto?"
"Sì, ma se lo è mangiato Ugo."
"E chi è Ugo?"
"Il cane."
"Ah..."
Scettico che una conversazione così assurda potesse capitare solo a me, inizio a camminare verso la via di casa e con la coda dell'occhio spio i movimenti del cane: un beagle con la faccia depressa e una luce assassina nello sguardo.
Mi scruta impassibile e - miracolosamente - mi lascia passare.
Forse ha capito che non ero un pericolo o forse, mica scemo, ha intuito che l'acqua è lievissima solo quando la bevi.

Ecco...questo pomeriggio, nel caso ci fossero dei dubbi residui, ho capito perché non potrei mai tenere un cane.

martedì 15 gennaio 2013

ARMANDO MASCHINI: L'UOMO DELLE FAVOLE


Ho già parlato di Melodia e altre storie in un post dove intervistavo Federica Gnomo, l'editor della Farnesi Editore. Oggi voglio scambiare due parole con il suo autore, Armando Maschini, per conoscerlo meglio.

Ciao, Armando. Com’è iniziato questo 2013?
Ciao, Carlo. L’anno che si è concluso è stato per me una meravigliosa avventura, il nuovo è iniziato splendidamente e sta regalandomi delle belle soddisfazioni.

Con il libro Melodia hai pubblicato le tue favole. Puoi tirare un bilancio del tuo viaggio letterario fino a questo momento e dirci cosa vuoi trasmettere con le tue storie?
Melodia e altre storie,  un sogno finalmente realizzatosi, un percorso ben definito e supportato da una pregevole casa Editrice e da una responsabile editoriale, Federica Gnomo, attenta e coinvolgente.
Con le mie fiabe, ho cercato di trasmettere quella sensibilità che riveste la mia persona. Amo definirmi un alieno tra gli alieni, proprio per le mille sfaccettature che fanno da corollario al mio carattere, al modo con cui guardo il mondo e soprattutto le persone che mi vivono accanto, ma anche quelle che come meteore passano nella mia vita. Avevo un sogno, quello di riportare gli adulti incontro alla fiaba, ci sono riuscito sai? Le centinaia di recensioni e ( mi vergogno nello scriverlo) il grande successo di vendita, sono una evidente magnifica attestazione. La sensibilità esiste ancora, era solo sopita, dormendo un lungo inverno.

Fai molti incontri con i tuoi piccoli lettori. Ci puoi raccontare qualche episodio buffo che ti è capitato in questi mesi?
Incontrare i piccoli lettori è una esperienza entusiasmante. Sono ricchi di curiosità, fanno domande che a volte ti spiazzano, possedendo quella sincerità che spesso manca agli adulti. Episodi buffi ne sono capitati moltissimi. Bambini che ti abbracciano chiedendoti di andare a vivere a casa loro, bambini che guardano il proprio papà e in piena presentazione dicono: “Vedi, tu non mi hai mai letto le fiabe, e neanche sai scrivere.”  Ma anche bambini che ti lasciano basito dicendoti: “Le favole non sono quelle che mi racconta la mia mamma, quando per farmi stare buono promette di regalarmi la play-station e poi non lo fa mai, le fiabe invece sono quelle che racconti tu, perché dicono la verità!”


Cosa ti ispira? Cerchi gli spunti delle tue favole nella realtà quotidiana, o inventi mondi paralleli?
Sono un grande osservatore, ma soprattutto una spugna che assorbe tutto quello che la vita offre. Nelle mie fiabe ci sono mondi veri, messaggi veri, a volte anche situazioni dolorose, come nella fiaba “ Melodia”, dove si racconta uno spaccato di vita vera: la malattia di una bambina di sei anni, la disperazione che in un attimo ruba la serenità , la paura dei genitori. Poi arrivo io, cercando di addolcire con messaggi pregni di magia anche la fiaba- realtà più triste.

C’è ancora spazio per le fiabe?
Si, soprattutto oggi. Là fuori c’è un mondo che corre, dimenticandosi che ogni tanto fa bene fermarsi andando incontro ai ricordi della nostra infanzia, dove vivevano nonne attente e premurose, genitori più presenti, case meno accoglienti ma rivestite di quel tepore che oggi non esiste più. La fiaba è un viaggio a ritroso, un momento di sana riflessione, un incontro con la parte magica della vita, un abbraccio d’amore per i nostri bambini.  

Due o tre cose che ti hanno insegnato i bambini?
I bambini ti insegnano a non mentire, mai. Devi sempre essere te stesso, sederti a terra e parlare con loro, ridere guardandoli negli occhi. Scrutano il tuo volto e come dei vecchi saggi, decidono poi se premiarti. I bambini sono la parte più bella della vita, sono il nostro futuro, un futuro che va protetto con qualsiasi arma a nostra disposizione, perché no? Anche raccontando loro ogni sera, una fiaba!


Stai scrivendo qualcosa di nuovo?
Sì, un romanzo lungo. Una sfida con me stesso, una nuova prossima avventura con Farnesi Editore. Per scaramanzia e tu lo sai bene essendo uno scrittore, meglio non anticipare nulla, però una cosa te la voglio dire: “Non abbandonerò il mio particolare imprinting fiabesco!”

Hai scritto anche un racconto per il libro NON VOGLIO VEDERE VERDE, insieme a tanti autori illustri. Parlaci di questo progetto.
Mamma mia che bella esperienza. Io scrittorucolo, insieme a tutte queste personalità di spicco. La soddisfazione più grande è stata quella di poter partecipare con un mio racconto ad un progetto benefico, per sensibilizzare e fare conoscere ai lettori il famigerato Citomegalovirus che se contratto in gravidanza può arrecare danni importanti al feto. Scrivere un racconto e legarlo ad una ricetta culinaria è stata per me un’idea geniale per fare apprezzare alcuni cibi a bambini inappetenti, e assolutamente contrari a mangiare verdure. Insomma, un’altra bella occasione supportata dal marchio Farnesi Editore.

Le piccole case editrici come la Farnesi…cosa possono fare per gli autori esordienti?
Molto, possono fare molto. Personalmente per esperienza diretta debbo dirti che il mio sodalizio con Farnesi si è rivelato vincente. Attenti, accudenti, professionali. Non mi hanno mai fatto sentire “solo e abbandonato”. Certamente l’esordiente deve scarpinare, dandosi da fare cento volte di più di uno scrittore già conosciuto, con umiltà deve accettare consigli e non pensare mai di essere “arrivato”, anche quando  è riuscito a vendere tanto e quanto uno scrittore, legato ad una media-grande casa editrice. Amo definire Farnesi Editore “la mia seconda famiglia.”

Puoi descriverci la tua giornata tipo?
Alzataccia ad orario semi notturno, avendo scelto di vivere un tantino lontano da Milano. Una lunga percorrenza sulla metropolitana milanese, dove, haimè, osservo tutto e tutti, per giungere poi al mio ufficio, ubicato in una grande struttura ospedaliera. Una giornata colma di impegni e di contatti con i pazienti, occupandomi di Cromoterapia. Attraverso il colore insegno a  coloro che soffrono di emicrania cronica quotidiana a rilassarsi ritrovando un briciolo di serenità, distaccandosi dall’abuso quotidiano di farmaci.
Il colore per il sottoscritto è vita, avendo studiato Storia dell’Arte e per anni insegnato educazione artistica, poi un cambio di direzione ed eccomi qua, pendolare, ospedaliero e scrittore. Poi si torna a casa. Nel mio mondo dove ritrovo la parte  importante della mia esistenza, mia moglie Angela e i miei figli, Jacopo, ventenne studente di Psicologia, e Arianna, dolce bimba di dieci anni che dal papà ha preso tutta la sensibilità esistente sulla faccia della terra.
Poi quando a tarda sera tutto tace, mi ritiro nel mio studiolo e lascio che i pensieri prendano forma, scrivendo!    

Scrivi pensando a un lettore-ideale o ti lasci andare senza troppi limiti?
Carlo, quando scrivo non ho mai in mente a chi potrà piacere un mio racconto, scrivo perché è una necessità atavica, debbo imprimere sulla carta tutte le emozioni che un uomo come il sottoscritto prova quotidianamente. Sono una fucina inesauribile di emozioni e non mi vergogno a dirti che la sera, quando faccio un sunto della giornata, rivedendo volti, riascoltando voci sofferenti, mi viene il magone. Forse sto invecchiando e inesorabilmente torno bambino. Quel bambino che non ha mai smesso di esistere e che mi accomuna ad un eterno Peter Pan. Scrivo sperando di emozionare sempre, che siano il piccolo lettore oppure il nonno piegato in due dalla durezza della vita.


Scrivere è?
Un bisogno primario, come dormire, mangiare, fare all’amore, custodire gelosamente i propri affetti, amicizie. Insomma vivere la vita nella più totale completezza.

Una cosa che speri esista davvero?
Presenze buone accanto ad ognuno di noi. Lievi e carezzevoli presenze pronte a sorreggerci quando smettiamo di credere e di sperare. Sì, lo so, ho visioni utopistiche della vita (detto da qualcuno) ma ne sono strafelice e orgogliosamente convinto!

Un personaggio dei fumetti che vorresti come amico?
Paperino. Brontolone come il sottoscritto, ma con un cuore grande, immenso, sincero!

Il cattivo perfetto?
Colui o colei che provando invidia del successo di un altro, con spietata crudeltà mettono in pratica ogni sorta di cattiveria, privi come sono di insegnamenti e di speciali condivisioni. Sono un alieno te l’ho detto, io faccio festa quando una persona è felice avendo raggiunto un sogno!

Caffè in cialda o moka?
Assolutamente moka, sempre.

Tre libri letti nel 2012 che consiglieresti a chi ti legge?
James Patterson  - La cerimonia – Longanesi
Glen Cooper – L’ultimo giorno -  Editrice Nord
Joyce Carol Oates - La ragazza tatuata  - Mondadori
E aggiungo un quarto:  Armando Maschini - Melodia e altre storie _ Farnesi Editore J

Il tuo essere padre cosa ti ha insegnato?
A comprendere quanto sia bella la vita, se la guardi di riflesso negli occhi dei tuoi figli. A badare a cose più importanti che a stupide lotte di potere, a sperare sempre di riuscire a mantenere integro il tuo personale universo famigliare, a sentirti perfettamente in grado di sconfiggere ogni drago cattivo si presenti sulla tua strada, vivendo sempre come fosse l’ultimo giorno della tua vita.
Mai rimandare a domani ciò che può essere fatto oggi!

Secondo te un gay o una lesbica sono dei potenziali genitori dannosi per i propri figli?
Assolutamente no. La paternità e la maternità non è assoluta prerogativa di una coppia etero. Anzi, guardandoti attorno scopri che esiste più solidità in una famiglia gay piuttosto che in una tradizionale. L’amore nei riguardi di un figlio non si misura attraverso la tendenza –gusto sessuale.
Un bambino ha bisogno di affetto, vero e profondo e se questo gli viene dato da due mamme oppure da due papà, chi se ne frega! Ma ben venga! Meglio due genitori gay innamorati  e attenti, accudenti, che due genitori per la nostra morale bigotta, perfetti, ma che si ammazzano quotidianamente di botte e parolacce, nelle proprie perfette quattro mura domestiche. Carlo, scrivo fiabe ma ho i piedi ben piantati sulla terra!

Hai mai fatto una sorpresa a qualcuno?
A te in primis, accettando la tua meravigliosa intervista , visto che sei un bambinaccio a volte assai discolo, e poi adorando le sorprese, ogni giorno è festa sia a casa che con gli amici.

Se la tua casa brucia cosa salvi?
Mia moglie e i miei figli, il resto si può sempre riacquistare!

Un amico è?
Un profondo conoscitore del tuo animo, a lui confidi ogni più piccola venatura del tuo “essere, sentire”. Un amico è un dono prezioso, va custodito come un gioiello di inestimabile valore.

Il primo bacio…te lo ricordi?
Eccome, fu quello che ci scambiammo a sedici anni io e mia moglie. Quello fu il primo vero bacio d’amore, tutti quelli che l’hanno preceduto erano prove di trasmissione.

Cosa ti auguri di raggiungere nel prossimo futuro?
Mi reputo già tanto fortunato. Il 1 gennaio ho compiuto 50 anni, un traguardo importante che grazie a Dio, oppure ai miei genitori, non dimostro e neppure sento. Anzi, credo che stia per iniziare una nuova entusiasmante avventura, più ricca d’effetti speciali e di maturità in tutti i sensi, e che la scrittura possa non abbandonarmi mai.

La favola preferita?
Potrò apparire banale ma senza ombra di dubbio: MELODIA. In essa vi sono riposte tutte le speranze, quelle più importanti, quelle che auguro ad ogni bambino nel mondo: riuscire a sconfiggere il “ Male” con qualunque forma si presenti.

Guardi la tv e cosa?
Se guardo la televisione prediligo i programmi che parlano di natura e ambiente. Se vado al cinema, film d’animazione e a teatro commedie assolutamente rasserenanti.
Mi stanno antipatiche tutte quelle forme di prosopopea giusto per dire: io sono un acculturato. Avendo magari dormito tutto il tempo!

Se alzi gli occhi e guardi il cielo…cosa vedi?
L’infinito e oltre!

Grazie per questa bellissima intervista.

***
Grazie a te, per la tua disponibilità e la tua simpatia.
Io un bambinaccio discolo? Ma quando mai? 
In realtà sono un angioletto che ha perso la retta via...J

lunedì 14 gennaio 2013

CASSATE ITALIANE

Ecco che dopo il "Sì" della Cassazione per l'omogenitorialità, i politici italiani, rimasti letteralmente a bocca aperta, hanno sparato le loro "CASSATE"! 
Ci ha pensato CONDIVIDILOVE a colpire ancora con dei manifesti-caricatura dei nostri politicanti...che urlano le loro perle di saggezza dopo aver letto la sentenza della Cassazione: 

"Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale. In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare per il bambino".
Cassazione., Sez. 1, sent.n.601/2013, (12.01.2013).




 I politici sono caricature deformi della realtà...pensateci quando votate. Pensate alle persone che conoscete, amate e frequentate nella realtà...gay e non...saranno sicuramente molto meglio di queste facce mostruose (facce che nascondono pensieri, opinioni e una visione del mondo dove mi sarei sinceramente stufato di vivere!).
E voi?

E per sentirci ancora più alieni, vi posto l'articolo che parla delle dichiarazioni di Jodie Foster, fatte durante la cerimonia per ritirare un premio alla carriera. Donna molto discreta, non aveva mai parlato in pubblico della sua vita privata, della sua storia d'amore durata 20 anni con Cydney Bernard, e dei due figli nati e cresciuti nel cuore di questa "Modern Family".
Per leggere l'articolo...cliccate QUI!

sabato 12 gennaio 2013

IL METRO DELLA FELICITA'


La decisione "rivoluzionaria" della Cassazione, di considerare una coppia gay adatta a crescere un bambino e assolutamente non dannosa per il suo sviluppo psicologico, ha fatto subito aizzare i cani (guardiani) della moralità e della "legge naturale": prima fra tutti la Chiesa, e subito dopo l'Osservatorio dei diritti dei minori. 
La prima sostiene che si tratta di una sentenza ambigua che crea sconcerto. 
Il quotidiano della Cei, "Avvenire", scrive: "Per esperienza comune di ogni essere umano la nascita di un bambino scaturisce dall'unione tra un uomo e una donna, e comporta la cura e l'allevamento da parte dei genitori. Il punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare. La sentenza lascia stupefatti quando cancella tutto ciò che l'esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino."
Il secondo, invece, dice: "E' una sentenza shock. Non si capisce di cosa parli la Cassazione quando afferma che non esistono certificazioni scientifiche attestanti l'inidoneità dei gay ad adottare." 
E aggiunge Marziale, anche consulente della Commissione parlamentare per l'infanzia: "D'altro canto non è la prima volta che la Suprema Corte stupisce con sentenze scioccati, come alcune relative alla violenza sulle donne".

Leggendo la notizia e le prevedibili reazioni dei soliti moralisti pronti a indicare cosa è giusto e cosa no, ho pensato a un libro molto particolare che si muove tra l'autobiografia scanzonata, il romanzo (per stile e leggerezza) e il  reportage giornalistico (per la precisione usata nel raccontare un percorso di vita e una scelta d'amore). Un libro scritto dal giornalista Claudio Rossi Marcelli per raccontare la sua decisione di diventare padre, insieme al suo compagno Manlio, di due splendide bambine: Clelia e Maddalena.
Una decisione che parte da molto lontano, da quando si sono messi in testa di realizzare il loro sogno: "Non ci sembrava di chiedere troppo, volevamo solo una famiglia normale: padre, padre e figlio."
Scartata l'adozione - vietata per le coppie gay - e tramontata l'ipotesi di un'amica compiacente che fosse single e pronta ad affrontare un viaggio così complesso, alla fine è rimasta solo l'ipotesi del Gpa, ovvero: la gestazione per altri, meglio nota come "maternità surrogata". 
Così, Manlio e Claudio partono per gli Stati Uniti, e si ritrovano proiettati in un nuovo mondo, strambo e surreale per i parametri italiani, delle cliniche della fertilità e, grazie all'aiuto di Tara, una giovane donna del Midwest, riescono a coronare il loro sogno. Dopo un periodo di affiatamento, per prendere confidenza con la nuova realtà insieme a Tara (un caso ancora più particolare), tornano a casa con le loro gemelle. E qui, in Italia, scoprono una società molto più aperta di quanto immaginassero. 
A dare una mano con pannolino-poppata-pannolino ci sono amici e parenti, tutti un po' strani e particolari: la nonna alla perenne ricerca della perfetta "normalità", che si parli di scarpe, piante o figli; l'amica tata Ruriko (uno dei personaggi più esilaranti), una giapponese che osserva l'Italia con gli occhi di un'aliena in visita sul pianeta Terra e con una segreta passione erotica per Romano Prodi; Susanna, l'amica etero che viene battuta sul tempo anche dagli amici gay nella creazione di una famiglia e non riesce a darsi pace. Oltre alla sfera famigliare, ci viene raccontata anche l'epopea negli uffici pubblici, e poi la pediatra, la scuola, le maestre, i genitori dei compagni...tutti impegnati a fare i conti con la nuova realtà che si palesa davanti ai loro occhi. 
Un libro scritto con ironia, grazia, leggerezza...per raccontare una storia semplice, quasi banale: la storia vera di un nucleo famigliare costruito con l'aiuto di persone appartenenti a mondi diversi. Un racconto che affronta con delicatezza e auto-ironia un tema di grandissima attualità e mette in crisi l'idea di famiglia tradizionale, creando, appunto, una nuova, sorprendente, normalità.

Penso che certi prelati, e certe eminenze grigie, dovrebbero leggere un libro così...per capire di cosa si parla, e per capire come sia assurdo andare contro la forza dell'amore.
Tornando al caso specifico, la Cassazione ha deciso per un affido esclusivo del bambino alla madre biologica, dopo la denuncia del padre, marocchino e musulmano, che non vedeva di buon occhio la relazione dell'ex-moglie con la sua nuova compagna, appellandosi all'articolo 29 della Costituzione, sui "diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio."
La Cassazione ha respinto il ricorso del padre, evidenziando che alla base delle critiche "non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale."

Quindi, ricapitolando, la Cassazione cosa doveva decidere? 
Che la madre non era adatta a gestire il figlio solo perché lesbica?
E se la madre si fosse limitata a restare single, senza dichiarare la sua scelta sessuale, e senza neanche viverla, per far contenta la Chiesa, allora, dico, in questo caso, poteva ritornare a essere una madre giusta e non dannosa per la crescita armonica del proprio figlio?
Ma di cosa stiamo parlando?



Leggete il libro HALLO DADDY! di CLAUDIO ROSSI MARCELLI e imparate a vedere oltre la punta del vostro naso. 
La felicità degli altri non si può misurare con il metro che usiamo per misurare la nostra.