martedì 27 novembre 2012

IN QUESTO MONDO DI SQUALI

 
Ieri c'è stata la quarta lezione del corso di editoria.
L'ultima lezione abbiamo presentato una nostra sinossi. Io sono stato l'unico a leggere la sinossi di un mio romanzo. Ho fatto in modo di girare a mio favore i compiti a casa: dovevo scrivere la sinossi e usando uno schema proposto durante la lezione, ho scritto la mia. Breve, essenziale e con il finale inserito.
Di solito si tende a ometterlo pensando che non sia il caso di rovinare la sorpresa a chi legge. Ma un editor non cerca una quarta di copertina. Non deve essere stuzzicato alla lettura, ma al contrario deve capire che tipo di testo si sta accingendo a leggere. Il suo sguardo è tecnico, letterario e, ovviamente, commerciale.
La mia sinossi è piaciuta. Ha stimolato i miei compagni di corso e acceso un interesse anche negli occhi degli insegnanti.
Un piccolo segnale positivo per il mio lavoro.
Ieri abbiamo parlato anche del contratto di edizione (quante cose che si scoprono...my god!) e infine ci siamo confrontati sull'editing e sulla correzione delle bozze. E' un lavoro duro e, in fondo, stimolante. Ci hanno rivelato alcuni segreti e alcune procedure: le riletture sono infinite e si usano svariati trucchi. Persino la lente di ingrandimento per scovare errori e refusi. Un altro segreto è leggere il testo a voce alta. Solitamente, quello che passa in una lettura silenziosa, spicca subito all'occhio (o dovrei dire all'orecchio) a una lettura "parlata". Suoni, parole stonate, periodi goffi o confusi...tutto diventa palese, chiaro. Provate. Anche per i dialoghi. Capirete subito se suonano "veri" o "finti".
Insieme abbiamo lavorato su un libro pubblicato dalla casa editrice: da una parte il testo ufficiale, e dall'altra il manoscritto originale. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi il lavoro fatto per smussare, ripulire, perfezionare il testo.
Ecco, davanti all'evidenza, capisci quanto uno scrittore venga "costruito" dagli editori. Non nel senso negativo...ma nel valore positivo del termine. Si trasforma un testo passionale, personale, intimo, in qualcosa di concreto, reale, fisico, commerciale. Si crea un CORPO per il romanzo. E' stimolante, forte, creativo. Vizi di forma, imperfezioni, regionalismi...tutto viene visto, valutato e ridimensionato. Per la prossima lezione ci hanno assegnato il capitolo di un altro romanzo edito (la versione originale) e ci hanno chiesto di fare noi la correzione delle bozze senza tenere conto del lavoro fatto dalla casa editrice.
 
Il discorso che ho fatto in precedenza sulle case editrici a pagamento si arricchisce di una costola interessante: uno scrittore diventa tale solo quando pubblica con una casa editrice che investe su di lui?
Quindi chiunque arrivi in libreria è un autore? Ho qualche dubbio e i casi elencabili sono infiniti. Essere pubblicato non è sinonimo di qualità narrativa. Sarebbe troppo semplice. Come non credo che si possa affermare che la patente di scrittore te la possa dare una casa editrice. Ti può legittimare sul mercato editoriale, ma questa, per me, è un'altra questione. Basta entrare in una libreria qualsiasi per capire come spesso, i libri, siano trattati come semplici prodotti di consumo. Copertine identiche, titoli che si somigliano tutti, richiami a vampiri, spezie (zenzero, sandalo, caffè) o lavori (esecutore, imbalsamatore, esattore) per non capire che c'è una corsa sfrenata alle 50 (e più) sfumature di grigio.
Lo squalo mangia il pesce più piccolo...e la lotta è impari e disperata.
Se potete date fiducia alle piccole realtà editoriali. Investite un po' di soldini negli esordienti. Scoprite cosa si dice di nuovo sul mercato editoriale. Non chiudetevi nella vostra torre d'avorio. L'umiltà e il confronto portano molto lontano.
 
Ve lo dice uno che scrittore, forse, non lo diventerà mai.

2 commenti:

  1. Discorso difficile, pensieri che, personalmente, affronto senza avere una risposta chiara e definitiva. Forse bisognerebbe distinguere lo scrittore dalla sua 'voce' personale, il timbro, l'impronta che solo lui può lasciare, indipendentemente dal valore letterario del testo, visto che il mercato editoriale pare non prenderlo in considerazione. Quando si analizzano gli scrittori del passato si vaglia la loro scrittura in base alle esperienze di vita, il messaggio in base al 'credo' che hanno sviluppato, alla maturità, alla crescita e all'evoluzione personale. Quanti 'scrittori' di oggi possono vantare un background che valga la pena studiare?

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