giovedì 31 maggio 2012

SPAGHETTI TERAPEUTICI


Vi capita mai di aver la sensazione di brancolare nel buio?
Rimbalzare da una parete all'altra senza trovare mai l'uscita o la soluzione a un problema?
Quella strana sensazione che ti porta a pensare che la vita vada avanti per gli altri e per te, invece, si sia fermata senza un motivo plausibile in un angolo che non hai mai notato?
Non so come definire questa sensazione fastidiosa e angosciante.
Una malincosfiga generale?
So solo che mi tiene sempre sulle spine...e non so neanche perché!

Credi in te!
Tutti ripetono il mantra dello scrittore consapevole e passionale.
Credi in te!
E invece nulla sembra incastrarsi alla perfezione nel tuo disegno confuso.
Aver scritto tre romanzi non aiuta l'autostima.
Aver scritto una sfilza di racconti ancora meno.
Aver vinto un Torneo Letterario e la pubblicazione in ebook non ti fa sentire meno sfigato.
Oggi, un amico, mi ha detto che se fossi uno dei 7 nani, sarei di sicuro Brontolo.
Ho sorriso...ma per l'imbarazzo.

Mentre compravo pomodori e zucchine ho quasi assalito una tipa che si è infilata nella mia conversazione con una frase fuori luogo.

Forse la mia dieta proteica, che mi ha fatto perdere 12 kg in 2 mesi, inizia a segnare il mio equilibrio emozionale e caratteriale.

I carboidrati aiutano il sorriso e il buonumore.

Mi sa che è proprio vero.

Ho urgente bisogno di un piatto di spaghetti!

mercoledì 30 maggio 2012

RECENSIONE DI "UN POSTO MOLTO LONTANO DA QUI"


Pubblico di seguito la bellessima recensione che ha scritto Giuseppe Marotta nel suo blog "Sul dorso di un delfino".
Quando una tua storia capita tra le mani di qualcuno, non sai mai come verrà letta, vissuta e giudicata.
Vivi in un limbo dove non puoi più fare niente per intervenire sul testo.
A parlare ci pensano i personaggi che hai creato e le loro vicende.
Solo qualche giorno fa ho ricevuto per email una gentile bocciatura da un'amica scrittrice.
"Non hai scritto un capolavoro...ma è piacevole da leggere. Troppo lungo e troppe descrizioni...io taglierei cento pagine".
Ecco...per me leggere quel "piacevole" è stato come leggere "una schifezza senza carattere".
Ci sono stato male e per due giorni avrei bruciato tutte le cose che ho scritto.

Leggere la recensione di G. Marotta mi ha fatto fare pace con la mia insoddisfazione cronica...almeno per questa notte.

Ecco a voi le sue parole:

Un giorno ci rincontreremo tutti.
La prima parola che mi è venuta in mente per iniziare a scrivere questa recensione è stata “fotografie”. “Un posto molto lontano da qui” è un romanzo pieno di fotografie, non di quelle stampate o incollate sulle pagine come in un album, tanto per intenderci, ma fotografie intese come scene folgoranti descritte con pennellate leggere fuoriuscite dalla penna acrobatica di Carlo Deffenu.
Non vorrei sperticarmi nell’elogio gratuito del romanzo, ma posso dire, senza enfasi alcuna, di aver trovato “Un posto molto lontano da qui” oltre che un romanzo solido, un buon romanzo sulle nostre paure e sulle nostre sconfitte. Sulle paure che s’insinuano in noi da bambini e che ci tiriamo dietro per un bel po’ di anni scoprendo alla fine che sarebbe opportuno più che combatterle, imparare a conviverci con certe paure. E sulle nostre sconfitte, di quelle che quando ti colpiscono ti scagliano altrove, in un posto molto lontano da qui, appunto, come palline di un biliardo colpite con violenza da quel giocatore esperto che si chiama vita.
Il romanzo si apre con una fotografia: una bambina che immagina la dinamica di un suicidio realmente accaduto nel luogo dove lei si è fermata ad osservare "quel mazzo di rose bianche e due lumini rossi che continuano a bruciare mestamente" lasciati da chissà chi. Quella bambina è Danette, che sembra “un manga senza sorriso” e di cui scopriremo le paure. Paure che nascono per l’assenza di un padre, militare in Afghanistan, a sua volta prigioniero delle scene di guerra che si porta dentro anche nei giorni di licenza che trascorre accanto alla figlia.
Sono quasi tutti così i personaggi che Deffenu mette in scena in questo suo romanzo, personaggi che devono fare i conti con i propri fantasmi, e per questo appaiono veri, familiari. Come Denis, quindicenne, provato dalla brutta esperienza di essere rimasto per tre notti prigioniero in una buca in cui accidentalmente è caduto qualche anno prima. Tre giorni con i piedi nel limo e con le mosche, a migliaia, che gli ronzano sulla faccia e che “si passano la voce nei campi e si raccontano che c’è un bambino prigioniero in un buco profondo, un posto ideale per banchettare indisturbate.” Le odierà così tanto quelle mosche Denis che, una volta libero, inizierà a collezionarle imprigionandole nei barattoli di vetro.
E che dire di Dumas, preso a calci dalla vita. Dumas che perde la donna amata in un incidente stradale e non si raccapezza più. Così parte alla ricerca di qualcosa che lo aiuti a lenire quel dolore. E sarà solo in un posto molto lontano da qui che alla fine, Dumas, riuscirà a trovare la sua patria. E mentre cerca quel posto, Dumas scatta fotografie: fotografie di luoghi in cui è stato felice con Dora, fotografie di luoghi in cui è stato bambino, a testimoniare un’altra vita prima di quel dolore, e struggente è la scena del suo ritorno nella casa d’infanzia: “Rivede il volto tondo di sua madre affacciato alla finestra, i capelli scuri raccolti sulla nuca, le braccia robuste conserte sul davanzale.” E il lettore la vede quasi materializzarsi sulla pagina, quella madre. Una fotografia appunto: lì davanti a lui.
E poi c’è Polar che viene da lontano, che ha abbandonato la sua Polonia e adesso vive senza un soldo e con tre cani mendicando qualche spicciolo agli incroci dei semafori della città. E ci rimarrà, su quelle strade, fino a quando non giunge inaspettata la sorpresa finale che Dumas ha preparato per lui, prima di andarsene altrove. Polar che nella sua terra era un professionista affermato, un giorno commette l’errore che nessun padre vorrebbe commettere, l’errore che non ammette appello e allora decide di andare, partire, decide di abbandonare tutto per espiare la sua colpa, se di colpa si tratti. Ma di ciò, lasciamo al lettore il gusto della scoperta. Tuttavia soffrire in Terra, senza darsi la morte, può essere un modo onorevole per espiare la propria colpa.
Alla fine il cerchio si chiude, perché il filo sottile che lega i personaggi tra di loro c’è, e resiste agli eventi. Per Danette, che durante tutto il romanzo combatte la sua guerra con le paure che terrorizzano tutti i bambini, Denis è diventato il supereroe che la difenderà per sempre dall’ombra che cerca di entrare nella sua camera. E Denis, grazie a un regalo di Dumas, saprà come tenere a bada quell’ombra cattiva che insidia la sua principessa.
Gli elementi fantasy non mancano nel romanzo, ma ho apprezzato l’uso parsimonioso che ne fa l’autore, il quale non eccede in diavolerie superflue che nulla avrebbero aggiunto alla storia. Il finale è di quelli che scaldano il cuore e lasciano spazio, giustamente, alla speranza: un giorno, in un posto molto lontano da qui ci rincontreremo tutti. Si spera.
Buona lettura.
***
Grazie Giuseppe.
Mi fa piacere ricordare che il tuo romanzo "I bambini osservano muti le giostre dei grandi" (recensito in questo blog) è stato opzionato per il cartaceo dalla Corbaccio.
Non mi stupisco di questa bella novità.
Leggendolo avevo capito al volo che la storia meritava una ribalta più importante di quella che può regalare un'uscita in ebook.
In bocca al lupo per tutto.

domenica 27 maggio 2012

LA MIA ESTATE


ESTATE

Stagione di rinascite, cambiamenti, nuovi amori, cocenti passioni e dolorose separazioni.
Arrivederci e addii.

L'estate è corpo, sudore, luce e splendore.
Non ci sono mezze misure nelle sue forme e nelle sue notti generose.

C'è chi lavora, chi ama, chi riposa, chi scappa e chi ritorna.
Mi piace l'idea di raccontare LA MIA ESTATE.
Non sempre quella vissuta.
Più spesso quella sognata.
A volte quella evocata da un profumo o un ricordo.

Dopo il grande successo dell'iniziativa IL MIO NATALE che ha visto molti amici lettori inviare racconti e testimonianze pubblicati successivamente sul mio blog, voglio provare a lanciare un altro sasso nel mare del web per scoprire dove arriveranno i cerchi della fantasia.

Un piccolo esperimento letterario che vorrei fare giungere a una conclusione concreta con la pubblicazione finale di un ebook con i racconti più belli e, se il progetto andrà in porto, anche una versione cartacea della raccolta "estiva".
Se avete nel cassetto un racconto che pensate possa andare bene per questa mia idea (pazzia) inviate il file word al mio indirizzo di posta elettronica:


Avete tempo fino al 22 luglio per farmi pervenire il materiale custodito gelosamente tra mutande e calzini.

Sarò felicissimo di leggervi.

BUONA ESTATE A TUTTI

giovedì 24 maggio 2012

UNA CERTEZZA IN PIU'


Le soddisfazioni, nella vita, arrivano da dove meno te le aspetti.

Questa mattina, mentre lavavo la sala con il nuovo mocio "made in china" di microfibra arancione, sento la voce del Boss-Maitre-Dio che mi chiede: "Allora, come è questo nuovo modello di mocio che ho comprato? Va bene? Lo chiedo a te che sei un esperto."
Mi fermo un attimo, lo guardo con un'espressione professionale che avrebbe fatto invidia a James Bond, e profondamente calato nella parte rispondo: "Davvero perfetto...non si sfibra e non lascia pezzettini di tessuto in giro per la sala!"
"Bene!" mi fa lui. "Quindi posso comprarne altri? Sono contento. Vedi che qualcosa di buono riesce a produrlo anche la Cina?"
Ho ripreso a lavare il pavimento con una nuova consapevolezza nella testa.
Il mocio cinese lava la lordura del mondo con un'efficacia più unica che rara!
Di questi tempi di crisi...non è poco!

mercoledì 23 maggio 2012

TORMENTONE


Ha piovuto per tre giorni senza sosta.
Il cielo grigio e la luce smorzata hanno trasformato la città in una cartolina autunnale.
Turisti con ombrelli e facce tristi e disorientate.
Biancheria che non asciuga sugli stendini.
Rondini rintanate nei loro nidi.

Con un clima del genere quale musica può essere più adatta in ristorante per creare un sottofondo piacevole e armonico?
Il mio capo-maitre-dio ha scelto la voce intensa e tormentata di Adele.
Adele mi piace.
Ho persino comprato il suo ultimo cd.
Però, amici vicini e lontani, sfido chiunque a lavorare per 10 ore al giorno con la voce di Adele che ti trapana le orecchie.

Spero che torni il sole per variare musica, genere e spirito.

Dopo le colonne sonore di Ennio Morricone e il best di Fausto Papetti, non so se le scelte musicali del capo-maitre-dio stiano migliorando o peggiorando.
Forse, dopo Papetti, fare di peggio è davvero impossibile.

Forse!

domenica 20 maggio 2012

NON APRITE QUEL LIBRO


Oggi, in questa lunga domenica di pioggia e di brutte notizie sputate dai TG nazionali, ho finito la revisione del romanzo eliminato dal Torneo.
Piccole modifiche che mi hanno permesso di limare alcune scene e scandire meglio i tempi cronologici della storia.
I consigli ricevuti dai lettori non li ho seguiti.
Non per ottusità o presunzione, ma perché, le loro indicazioni, evidenziavano scelte che ho preso in modo cosciente e di cui capisco tutto il potenziale e tutti i limiti eventuali.
Volevo scrivere una storia con quelle atmosfere e volevo disegnare personaggi con quelle sfumature e quelle caratterizzazioni.
Ora lo spedirò in giro e vedrò se occhi professionali ed esperti sapranno vederci qualcosa di buono.
Ho ritrovato tutto il divertimento che ho provato scrivendolo.
Per me conta questo.
Potevo renderlo più furbo evitando la scena incriminata, ma poi, rileggendolo, mi sono reso conto che più avanti, i lettori-bigotti, avrebbero trovato altri motivi per stroncarlo.
E allora...vada com'è andata.

La storia freme...in attesa di occhi insaziabili.

venerdì 18 maggio 2012

LE COSE GIUSTE


La mia avventura con la nuova edizione del Torneo di Gems è finita subito.
La mia storia non è passata tra i 200 romanzi entrati in semifinale grazie ai voti dei lettori.
15 persone che non conosco hanno letto le prime 40 pagine del mio romanzo urban-fantasy e alla fine dei conti ho preso un voto medio di 6.24 che mi ha precluso la possibilità di proseguire la gara.
Confesso di esserci rimasto male.
Non mi aspettavo un'esclusione e la botta è stata forte.
Ero consapevole di rischiare con un testo particolare e infatti sono stato penalizzato da alcune scelte precise.
Il mio è un romanzo pop...volutamente pop.
Gioca con gli stereotipi del genere e si diverte a mescolare le carte senza badare troppo "alla cosa giusta da scrivere".
Ho scritto le cose giuste per me.
E sono stato silurato.
Un dialogo tra due tossici è stato lo scoglio che mi ha fatto naufragare.
Linguaggio violento, volgare, crudo e inadeguato.
Pompino non si può dire. Fellatio forse sì.
Cazzo neanche a parlarne. Accipicchia invece sì.
Ora ci rido sopra.
Pensare a due tossici in pieno sballo che parlano come due accademici della Crusca mi sembra alquanto inverosimile.
Il linguaggio "parlato" dai personaggi racconta i personaggi stessi.
La loro visione del mondo.
Bisogna restare fedeli alla storia che si scrive e non temere di risultare "scomodi".
Ho terminato di leggere l'ultimo libro di racconti di Niccolò Ammaniti e ora mi chiedo come avrebbero giudicato un suo testo davanti a scene molto forti e particolari.
Silurato o premiato?
Sono certo che senza quella scena le cose sarebbero andate molto diversamente.
Un lettore ha persino smesso di leggere il testo dopo quel punto cruciale.
Turbato dal mio stile.

Ecco uno stralcio del giudizio:
"Però, quello che è stato per me un vero shock è stato il leggere dal terzo capitolo in poi. A malincuore, dopo una manciata di pagine, ho dovuto chiudere il programma di lettura. Prevedo, anche se spero non sia così, che il linguaggio usato venga segnalato. Capisco che lei abbia voluto riprodurre un ambiente che nella realtà esiste, ma non vedo come un libro con questo linguaggio, anche se reale, potrebbe mai essere posto sulle bancarelle. (...) Quindi, è mio dovere farle notare che nessuno, o meglio una ristrettissima minoranza, accetterebbero di sottostare a una narrazione di questo tipo."

Chi mi dice che uso pochi aggettivi e chi mi dice che ne uso troppi.
Chi mi dice che i dialoghi sono perfetti, reali e credibili e chi mi dice l'esatto contrario.
Chi mi dice che tratteggio bene i personaggi e chi mi dice che sono tutti piatti e banali.
Insomma...ho saputo dividere i pareri come poche altre volte nella mia vita.

Il prossimo anno, se mai parteciperò, eviterò di inserire anche la più banale esclamazione facilmente fraitendibile.
Verrò criticato per zelo eccessivo?

Per finire vi segnalo la bellissima recensione di UN POSTO MOLTO LONTANO DA QUI che è stata pubblicata nel blog di Dylan Berro e Laura Bellini.
Grazie ragazzi!

AGGIORNAMENTO

Piacevolmente sorpreso dalle tante testimonianze di amici scrittori e lettori apparse in coda al mio post, ho deciso di pubblicare qualche commento positivo scritto dai lettori-giudici che hanno esaminato l'incipit del romanzo eliminato.
Mi è stato chiesto anche in una pagina FB se ci fossero dei commenti favorevoli.
Giudicate voi.

"Incipit molto avvincente. Interessante il movimento in avanti e indietro della storia e risulta ben gestito il cambio di punti di vista nei singoli paragrafi. Ogni paragrafo si chiude con un cliffhanger che lascia in sospeso il lettore. I personaggi sono convincenti e ben tratteggiati. I dialoghi sono molto realistici (perfetto quello tra i due rapinatori/tossicodipendenti) e l’ambientazione è curata e credibile. Il linguaggio è accurato e preciso. Corretta la grammatica." Voto 8.67

"Un incipit curato nel linguaggio e nella coerenza. Il racconto è fluido e scorrevole, ben dosate le scene che si susseguono creando aspettativa e curiosità nel lettore." Voto 7.00 

"Bello. Scritto bene. Coinvolgente. Le storie dei protagonisti si alternano creando la giusta attesa nel lettore e non deludono. I personaggi sono ben disegnati e reali. I dialoghi sono ottimi, mai prevedibili o scontati. Questo romanzo è la prova che non è importante solo ciò di cui si scrive, ma come lo si scrive. Non ho molto altro da dire, se non che spero di leggere il resto quando arriverà in finale (perchè questo romanzo arriverà in finale, ne sono certo)." Voto 9.00

"Buon italiano, stile asciutto e scorrevole. La storia, quanto a originalità, mi sembra carente. I personaggi, comunque, sembrano interessanti, anche se appena accennati. Suggerirei un maggiore approfondimento, qualche ulteriore descrizione, un po' di suggestione, per rendere il tutto meno "veloce". Scorre tutto troppo in fretta e rischia di non rimanere nulla impresso. Tutto sommato, però incuriosisce, e si ha voglia di continuare a leggere. Credo sia già molto." Voto 6.67

"C'è qualcosa che muove curiosità in questo incipit. Cambio di scena molto ben congegnato, dialoghi credibili e scrittura scorrevole senza essere banale. Purtroppo il giudizio non può che essere parziale tuttavia i personaggi appaiono ben delineati, le descrizioni convincenti e le atmosfere che circondano ciascuna sequenza sono certamente calibrate. Punto di forza certamente l'elemento del dialogo tra i personaggi, davvero realistico. Molto buono nel complesso." Voto 6.67

Per quel che ho letto, mi piace. Trovo i personaggi interessanti e ben studiati. Descritti molto bene fin ora. L'unico punto che sottolineo è forse la troppa rapidità sulla scena della ragazza rapita. per i restanti personaggi invece le scene scorrono più lentamente. Credo che siano collegati in qualche modo no? bhe ammetto, sono curiosa. Voto 7.00

Ho trovato qualche voto più basso di quanto mi sarei aspettato leggendo il giudizio.
Non so se ci sia qualcosa di positivo in tutto questo e se arriverò mai a conquistare il podio delle bancarelle.
Ma almeno so che qualcuno...QUALCOSA...nel mio romanzo è riuscito a vederlo.
Grazie a voi...visionari.
E grazie a quel 9 solitario.

venerdì 11 maggio 2012

TUTTI IN FILA


Domani, alla Fiera del Libro di Torino, Gems annuncerà i 200 semifinalisti della nuova edizione del Torneo di IoScrittore.
In gara ci sono anche io con un romanzo nuovo di zecca.
Una follia che ho scritto in 4 mesi.
Alla Fiera, come sempre, non ci posso andare.
Il mio destino è servire spaghetti in ristorante.
Questa volta, però, mi dispiace in modo particolare non esserci.
Diversi amici-colleghi che ho conosciuto grazie al Torneo saranno presenti e mancare a questo appuntamento mi sembra un piccola-grande occasione persa.
Da un punto di vista umano e "professionale".
Cerco di non pensarci.
Non mi resta che attendere i risultati.
Scoprirò tutto al mio rientro a casa.

Non vi dico come lavorerò in quelle ore.
Ci sarò fisicamente...ma con la mente...eh, già, con la mente...sarò altrove.

martedì 8 maggio 2012

ELECTION DAY


Sono giorni che in ristorante siamo invasi dai francesi.
Anche questa sera si è verificata la stessa cosa.
Francesi ovunque.
Qualche spagnolo e un solo tavolo di italiani.
Tutti gli altri...francesi a gogò!

Ma chi ha eletto Hollande?

No, dico davvero.
C'è qualche francese che ha votato per il nuovo Presidente?

domenica 6 maggio 2012

UNA TRACCIA DEL MIO AMORE


Capita di inciampare in un romanzo che ti apre una ferita e ti fa sanguinare.
Capita che leggendo ti senta stranamente sfiorato da parole, frasi, concetti, immagini, sensazioni.
Capita che ci sia un'adesione miracolosa tra storie che non ti appartengono e la tua vita.
Succede di rado, ma può accadere.
Ho letto il romanzo di Douglas A. Martin spinto dalla curiosità.
Sono un fan dei R.E.M. e adoro Michael Stipe.
La sua voce, la sua musica, la sua luce.
Leggendo una recensione ho scoperto che UNA TRACCIA DEL MIO AMORE racconta la storia d'amore tormentata tra l'autore del libro e una famosa Rockstar.
Il nome non viene mai rivelato, ma è chiarissimo di chi si parla.
 È il 1992 e Douglas A. Martin ha solo 19 anni quando incontra Michael Stipe, allora trentaduenne leader dei R.E.M., in un locale di Athens, in Georgia, dove entrambi vivono. Uno studente universitario con seri problemi economici e una situazione famigliare catastrofica (un padre sparito nel nulla, un patrigno anonimo, una madre assente e una sorella ribelle) e un'icona della musica mondiale, sempre in viaggio per motivi di lavoro (è uscito l'anno prima Losing my Religion). Tra i due inizia una relazione che andrà avanti per quasi quattro anni, tra alti e bassi, tra partenze, silenzi, alberghi, letti con lenzuola pulite, amici e parenti al seguito del tour, solitudini e attimi di totale condivisione. 
Il romanzo racconta un amore ossessivo da parte di un ragazzo neanche ventenne che incontra il suo sogno e riesce a farlo diventare carne, sesso, presenza. La prosa è asciutta, a tratti lirica, spesso essenziale e tagliente. Si parla della paura più grande. Della fine. Del momento inesorabile degli addii. C'è una malinconia lacerante tra le pagine. La consapevolezza che siamo tutti di passaggio. Rubiamo un soffio di vita e poi, nel silenzio di un letto sfatto, spariamo dalla consuetudine giornaliera di qualcuno. Il dolore si tocca con mano. Si parla spesso di questa necessità quasi animale. Toccare il corpo dell'amato. Farsi invadere. Possedere.
Michael Stipe c'è tutto.
Anche se non c'è.
Il libro è reticente nel dire tutto quello che si può dire.
E nel dire così poco...dice tutto.
 Un libro che scivola come vetro sull'anima.
Non capisci neanche bene cosa stai leggendo.
Hai l'impressione di ascoltare le confidenze di un amico...o...forse...hai paura di ascoltare te stesso.


E quando la relazione finisce, così, com'è nata...senza un perché, resta la malinconia per qualcosa che si è definitivamente perduto. Che forse non è nemmeno l'amore, ma l'adolescenza (innocenza) che per quanto si lotti contro il passare del tempo, non tornerà mai più.


Una traccia del mio amore - Douglas A. Martin.
Edizioni Indiana.

sabato 5 maggio 2012

DISPLAY INCANTATORI


Posso vivere senza IPad?
E senza IPhone?
Posso tirare avanti senza collegarmi con il mio cellulare alla rete internet?
Per fare cosa poi?
Fioccano le offerte.
Sms che promettono interattività infinita.
Cartelloni pubblicitari.
Pacchetti imperdibili.
30 euro per 30 mesi e poi, l'oggetto delle meraviglie, sarà tuo.
Io guardo il mio cellulare fuori moda e sono felice che riesca a fare benissimo una sola cosa: telefonare!

Vedo i miei colleghi ipnotizzati dai loro telefonini di ultima generazione.
Stanno sempre attaccati a quegli schermi che rigurgitano immagini, giochi, suoni, canzoni, promesse, interazioni infinite e io, guardandoli seduti in fila nella pausa pranzo, uno vicino all'altro, tutti zitti e con lo sguardo fisso al display del telefonino, penso che tutto questo sia davvero triste e angosciante.

Capita lo stesso con molti clienti.
Quasi sempre con bambini e adolescenti.
Fissi su schermi che isolano l'attenzione dalla realtà che li circonda.
I genitori possono parlare senza fastidi.
Ottimi baby-sitter i telefonini colorati e splendenti.

Sarò reazionario...ma io, a dirla tutta, voglio un telefono che non mi incanta e non mi tenta, e che fa sempre la solita cosa.

Driiiiin...Pronto...ciao, ci vediamo stasera?

mercoledì 2 maggio 2012

INCONTRI POP


Dopo il turno serale in ristorante torno a casa in una città stranamente deserta per essere il primo maggio e battuta da un vento gelido.
In un bar c'è un karaoke con una ragazza che urla come una pazza una canzone che non conosco.
Cammino con la testa bassa e la sciarpa ben stretta al collo.
Ho fame e i piedi chiedono pietà.
La giornata è stata lunga e intensa.
Giro l'angolo della banca e mi appaiono Shakira e Jennifer Lopez sfatte con un bicchierone di birra in mano. Mi vengono incontro e c'è un attimo di imbarazzo su chi deve lasciare il passo a chi.
Le supero e all'improvviso sento una voce che mi chiede: "Ma Lei non fa niente stasera?"
Mi giro sorpreso e inquadro Jennifer Lopez per capire se la conosco.
"Scusa?" dico.
"Lei non va Porto Ferro a fare festa?" mi chiede.
Porto Ferro è una spiaggia a qualche chilometro da Alghero dove hanno organizzato un concertone rock di quelli molto demenziali.
"Veramente sono appena uscito dal lavoro" rispondo io.
"Beato lei!" mi risponde Shakira.
"E poi devo anche cenare" aggiungo.
"Ma guardi che ci sono tutte le pizzerie chiuse...non si capisce com'è 'sta storia!", mi avvisa Jennifer.
"Bè, allora buon divertimento" dico io.
E loro: "Speriamo..."
Sento una voce di ragazzo che chiede alle ragazze: "Ma il bagno dov'è?"
Mentre riprendo la mia strada sento la risposta delle fanciulle sfatte: "Dietro quel cespuglio!"
Capisco che prima di fermarmi hanno liberato le vesciche dalla pressione nascoste tra le fronde. 

Stranamente mi chiedo dove abbiano appoggiato i bicchieroni di birra mentre urinavano.

Sono queste le domande topiche della vita!